La recente legislazione piemontese, approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale, rappresenta un’innovazione significativa nell’ambito del supporto a persone in condizioni di vulnerabilità, ridefinendo il ruolo e la strutturazione dell’assistenza volontaria attraverso istituti giuridici come la tutela e l’amministrazione di sostegno.
Piuttosto che una semplice formalizzazione, il provvedimento si configura come un tentativo di ripensare radicalmente il rapporto tra cittadinanza, responsabilità sociale e protezione delle fragilità.
La legge mira a superare alcune criticità che spesso affliggono il sistema attuale, come il rischio di conflitti di interesse derivanti dall’affidamento di incarichi a enti pubblici o professionisti con molteplici responsabilità contemporanee.
L’obiettivo primario è incentivare l’intervento di tutori e amministratori di sostegno volontari, figure chiave per garantire un’assistenza personalizzata e attenta alle specifiche esigenze del singolo beneficiario.
Il provvedimento si inserisce in un quadro più ampio di riforma del welfare regionale, in linea con la normativa nazionale e la legge regionale 1/2004, che promuove un modello di intervento sociale basato sulla partecipazione civica e sull’integrazione tra servizi pubblici e iniziative di volontariato.
La legge non si limita a regolamentare l’accesso a questi ruoli, ma ne definisce i contorni, enfatizzando la necessità di una formazione continua e specializzata.
Elemento centrale della legislazione è l’introduzione di percorsi formativi obbligatori per i volontari, erogati in collaborazione con i Centri di Servizio per il Volontariato.
Questa formazione non è un mero adempimento burocratico, ma un investimento nella qualità dell’assistenza offerta, fornendo ai volontari gli strumenti teorici e pratici necessari per affrontare le complesse situazioni che si presentano.
L’iscrizione negli elenchi gestiti dagli Uffici provinciali di pubblica tutela sarà subordinata al completamento di questi percorsi, garantendo un livello minimo di competenza.
Un altro aspetto cruciale è la limitazione del numero di incarichi che un singolo volontario può assumere contemporaneamente, fissandolo a un massimo di due.
Questa restrizione, apparentemente limitativa, è in realtà volta a favorire un rapporto più diretto e personalizzato con ciascun beneficiario, evitando la dispersione dell’attenzione e garantendo un impegno costante nel tempo.
Secondo il promotore della legge, Silvio Magliano, l’iniziativa offre ai cittadini un’opportunità concreta di contribuire al benessere della comunità, assumendosi responsabilità e offrendo un sostegno autentico a chi si trova in difficoltà.
La figura del volontario, in questo contesto, non si sostituisce ai servizi istituzionali, ma li integra, fornendo un supporto più mirato e umano.
Gianna Pentenero, relatrice di minoranza, ha sottolineato la crescente necessità di questo tipo di intervento in una società segnata da solitudine e fragilità, evidenziando la complessità del ruolo di tutore e l’importanza di una formazione adeguata.
L’auspicio è che un sistema più strutturato e il coinvolgimento di un terzo settore competente possano davvero migliorare la presa in carico delle persone più vulnerabili, promuovendo un modello di cittadinanza attiva e solidale.
Il provvedimento si pone, dunque, come un segnale di cambiamento, un invito alla comunità a farsi carico delle proprie fragilità, costruendo un futuro più inclusivo e umano.






