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mercoledì 12 Novembre 2025

Nuova svolta Sharon Verzeni: Sangare cambia versione, indagini riaperti.

La vicenda che avvolge la morte di Sharon Verzeni, strappata alla vita nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Terno d’Isola, si è ulteriormente complicata con la deposizione a Bergamo di Moussa Sangare, il trentunenne detenuto con l’ipotesi di omicidio.

La sua versione dei fatti, radicalmente diversa dalla confessione precedentemente rilasciata, ha scosso la corte e solleva interrogativi cruciali sull’attendibilità delle prove e sulla ricostruzione degli eventi tragici.

Sangare, abbandonando la precedente ammissione di colpevolezza, ha tentato di erigere una narrazione alternativa, proponendo un ruolo di testimone involontario.

Afferma di aver assistito, mentre pedalava in bicicletta, a una violenta discussione tra Sharon Verzeni e un uomo non identificato, un dettaglio che introduce un elemento esterno e potenzialmente determinante nella dinamica del crimine.

La sua presunta reazione, accelerare per evitare di immischiarsi in una situazione che percepiva come pericolosa, suggerisce un tentativo di disimpegno e una consapevolezza del potenziale esito violento della lite.
Tuttavia, l’episodio successivo, la presunta “paranoia” che lo avrebbe spinto a disfarsi degli indumenti e ad abbandonare un coltello, introduce elementi oscuri e nebulosi nella sua testimonianza.
Questa azione, presentata come una reazione impulsiva dettata dalla paura, rischia di apparire come una contrazione, un tentativo di giustificare la presenza di un’arma e di distanziarsi dalla responsabilità.

La “paranoia” invocata, sebbene possa essere il sintomo di una profonda angoscia, non elimina il sospetto di un ruolo attivo, seppur indiretto, negli eventi.

La discrepanza tra la confessione iniziale e la successiva negazione apre un ventaglio di possibilità interpretative.
Potrebbe trattarsi di un tentativo di manipolazione processuale, volto a evitare una condanna.
Oppure, potrebbe riflettere un reale cambiamento nella percezione degli eventi, magari in seguito a pressioni esterne o a una profonda riflessione sulla gravità della sua posizione.
La testimonianza di Sangare solleva questioni fondamentali sul tema della memoria, dell’affidabilità dei ricordi e dell’influenza delle pressioni psicologiche in contesti traumatici.

La sua versione, sebbene presentata come una negazione di colpevolezza, lascia intendere una conoscenza approfondita della scena del crimine e un coinvolgimento, diretto o indiretto, nella dinamica che ha portato alla morte di Sharon Verzeni.

La ricerca della verità, in questo caso, si presenta come un percorso arduo, costellato di incertezze e contraddizioni, che richiede un’analisi meticolosa di tutte le prove e una profonda comprensione della complessità umana.
La giustizia, in questo scenario, deve navigare tra le ombre della menzogna e della paura, alla ricerca di una luce che possa illuminare la verità.

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