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Odio online contro le mogli dei giocatori della Fiorentina: attacchi gravi e denunce

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L’ondata di violenza verbale, purtroppo, si è estesa oltre il campo da gioco, investendo le famiglie dei calciatori della Fiorentina.

In seguito alla recente sconfitta contro il Sassuolo, le mogli e le compagne dei giocatori si sono trovate nel mirino di un’implacabile campagna di insulti e minacce online, amplificata dalla diffusione sui social media.

Amanda Ferreira, consorte del terzino brasiliano Dodo, ha denunciato pubblicamente l’episodio tramite il suo profilo Instagram, rivelando di aver subito attacchi di estrema gravità.
La sua risposta, veemente e corredata di screenshot del messaggio offensivo, non solo testimonia la brutalità del fenomeno, ma esprime anche una richiesta urgente di intervento da parte delle autorità competenti.

Il messaggio, per quanto non esplicitato nel dettaglio, sembra coinvolgere i figli della coppia, rendendo l’aggressione particolarmente riprovevole e intollerabile.
Tuttavia, l’esperienza di Amanda Ferreira non è un caso isolato.
Fonti vicine alla squadra hanno confermato che anche altre compagne dei giocatori viola sono state oggetto di messaggi analoghi, caratterizzati da un linguaggio aggressivo e intimidatorio.
Molte di loro, profondamente turbate e preoccupate per la propria incolumità e quella dei propri cari, hanno deciso di sporgere denuncia alle forze dell’ordine.
Questo episodio solleva una questione di fondamentale importanza: la responsabilità che grava sui tifosi e sulla necessità di contrastare il fenomeno dell’odio online, che troppo spesso si insinua nel mondo del calcio e oltre.

Si tratta di un’escalation preoccupante che trascende la semplice critica sportiva, configurando atti di cyberbullismo e potenziali reati.

La vicenda evidenzia la fragilità delle protezioni digitali e la facilità con cui individui, nascosti dietro profili anonimi, possono riversare la propria frustrazione e rabbia su persone innocenti, aggravando un clima già teso e polarizzato.
L’episodio chiama in causa non solo le piattaforme social, che dovrebbero intensificare i controlli e implementare misure più efficaci per prevenire e sanzionare l’odio online, ma anche la società civile nel suo complesso, invitandola a promuovere una cultura del rispetto e della responsabilità digitale.

L’intervento delle autorità è imprescindibile per identificare i responsabili, punire i colpevoli e inviare un chiaro messaggio di tolleranza zero nei confronti di qualsiasi forma di violenza verbale e minaccia, ricordando che le famiglie dei calciatori non sono semplici comparse, ma persone con diritti e dignità da proteggere.

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