Celebriamo oggi la fecondità del cielo, l’infinita processione dei santi, non come un mero ricordo, ma come una comunione vibrante e ristoratrice.
Questa solennità, più che una commemorazione, è un’immersione nella realtà di una Chiesa universale, un coro di voci che risuona attraverso il tempo e lo spazio, offrendo conforto e ispirazione a chi anela al trascendente.
Come osservava il Cardinale Repole, in una riflessione profondamente sentita, il bisogno umano di non sentirsi soli, di essere accompagnati in questo viaggio terreno, è una spinta intrinseca, un anelito all’amore e alla presenza.
Nell’era della frammentazione, in città come Torino dove l’individualismo si manifesta anche nella struttura demografica – con una crescente prevalenza di nuclei familiari monopersone – la consapevolezza di una compagnia più ampia, una presenza invisibile ma tangibile, diventa cruciale.
Non si tratta semplicemente di relazioni interpersonali visibili, ma di un legame profondo con la comunità dei santi, un’armonia celeste che si estende ben oltre i confini della nostra percezione immediata.
L’immagine evocata da un drammaturgo francese, citata dal Cardinale, illumina con efficacia la portata di questa verità: una vita limitata alla mera comunione con coloro che ci circondano sarebbe soffocante, insopportabile.
La presenza dei defunti, l’eco del loro amore, continua a permeare la nostra esistenza, rendendo l’aria più respirabile, il cammino meno arduo.
Il cimitero, in questo senso, non è un luogo di lutto esclusivo, ma un giardino di ricordi, un crocevia tra il nostro mondo e l’eternità.
La celebrazione di Ognissanti non è dunque un atto di devozione passiva, ma un’affermazione di speranza, un riconoscimento del nostro essere attesi, desiderati, non solo da coloro che ancora vivono, ma da un coro celeste di testimoni della fede.
Ogni anima umana, nel suo percorso, desidera ardentemente essere riconosciuta, amata, desiderata.
Questa necessità intrinseca trova risposta nella comunione con i santi, modelli di virtù e intercessori presso Dio.
Essi ci offrono la possibilità di superare la solitudine, di trovare significato e direzione in un mondo spesso confuso e incerto.
È un invito a riscoprire la bellezza di una fede vissuta in comunità, un viaggio condiviso verso la pienezza dell’essere.






