La vicenda che coinvolge Ramy Elgaml e i suoi presunti complici si è ulteriormente inaridita con la definitiva conferma dell’accusa di omicidio stradale, estesa non solo all’amico di Elgaml, ma anche al carabiniere alla guida dell’ultimo veicolo coinvolto nella sequenza di eventi tragici.
L’imputazione per quest’ultimo si arricchisce anche di accuse di lesioni personali nei confronti del giovane conducente dello scooter vittima dell’incidente.
Tuttavia, la gravità del quadro investigativo non si limita alle sole accuse di omicidio e lesioni.
Il procedimento giudiziario si è ampliato significativamente, rivelando una potenziale rete di manovre volte a oscurare la verità e a proteggere i responsabili.
Sono state avanzate ipotesi di depistaggio e favoreggiamento, concretizzatesi, a quanto pare, nella sistematica eliminazione di filmati cruciali registrati da testimoni, e nell’utilizzo di dichiarazioni false o reticenti.
Elemento particolarmente allarmante è l’emergere di un presunto falso ideologico inserito nel verbale d’arresto per resistenza.
Questo documento, fondamentale per la ricostruzione dei fatti, omette deliberatamente informazioni vitali: l’effettivo impatto tra i veicoli coinvolti, l’esistenza di sistemi di registrazione come dashcam e bodycam che avrebbero fornito prove incontrovertibili, e la cruciale constatazione che l’auto in fuga aveva investito il corpo della vittima durante la fase finale dello schianto.
Questa omissione, così come le altre presunte manipolazioni, suggerisce un tentativo deliberato di manipolare le prove e di proteggere i responsabili, compromettendo la corretta amministrazione della giustizia e offuscando la verità sulla morte del giovane.
La ricostruzione completa della dinamica, attraverso un’analisi approfondita dei sistemi di registrazione e la verifica delle testimonianze, si rivela ora un imperativo non solo per accertare la responsabilità penale, ma anche per ripristinare la fiducia nel sistema giudiziario e tutelare il diritto alla verità delle parti offese.
L’accusa di falsità ideologica nel verbale d’arresto, in particolare, solleva interrogativi inquietanti sulla condotta di chi ha agito in servizio e sulla possibilità di un sistema di coperture che va al di là dei singoli individui coinvolti.





