Otello al Ventidio Basso: una rilettura intensa e suggestiva

Il sipario si alza il 29 e il 30 novembre per inaugurare una stagione teatrale rinnovata al Ventidio Basso di Ascoli Piceno, frutto di una sinergia potenziata tra l’amministrazione comunale e l’Amat, con il sostegno cruciale della Regione Marche e del Ministero della Cultura.

L’apertura è un omaggio alla danza, con la riproposizione di “Otello”, un’opera di grande successo firmata Fabrizio Monteverde e interpretata dal Balletto di Roma.
Monteverde, figura di spicco nel panorama coreografico italiano, riconosciuto anche per la sua magistrale interpretazione di Shakespeare in creazioni come “Giulietta e Romeo”, presenta una rilettura di “Otello” che va ben oltre la mera trasposizione scenica.

Lungi dall’essere un adattamento superficiale, l’opera si immerge nelle profondità del testo shakespeariano, esplorando le dinamiche psicologiche intricate che animano la complessa relazione tra Otello, Desdemona e Cassio.
Si tratta di un’indagine acuta sui meccanismi di manipolazione, l’ambiguità del linguaggio e la fragilità della ragione di fronte all’implacabile forza delle emozioni.
La versione 2025 di “Otello” si distingue per una sensibilità rinnovata, focalizzata sulla dialettica tra apparenza e realtà, verità e illusione.

Monteverde non si limita a delineare i personaggi come entità statiche, ma ne rivela la mutevolezza, la capacità di assumere ruoli diversi, alimentati dagli intrighi di Iago e dall’inconscio gioco di maschere che cela i veri sentimenti.

La performance si configura come un’analisi impietosa delle debolezze umane, della facilità con cui l’inganno può insinuarsi nella mente e corrompere il giudizio.
L’ambientazione, ambientata in un moderno e suggestivo porto marittimo, evoca in modo esplicito l’estetica di Rainer Werner Fassbinder, in particolare l’atmosfera cruda e decadente de “Querelle de Brest”.

Questa scelta scenica non è casuale: trasferisce l’azione in un contesto urbano marginale, un crocevia di culture e identità, dove le differenze non sono definite dal colore della pelle, ma dalla percezione dell’estraneità e dalla difficoltà di integrarsi in un sistema di regole prestabilite.

Otello diventa così un simbolo dell’emarginazione, un individuo “diverso” non per la sua origine, ma per la sua incapacità di conformarsi alle norme sociali.

Il mare, elemento scenico ricorrente e vibrante, emerge come una potente metafora dei turbamenti interiori dei personaggi, delle passioni irrazionali che li travolgono, e della loro inarrestabile deriva verso la gelosia, la vendetta e, infine, il delitto.
La colonna sonora di Dvořák, lungi dall’essere un mero accompagnamento musicale, si trasforma in un ironico contrappunto, esaltando l’intensità drammatica delle azioni sceniche e amplificandone la complessità emotiva.

La sua musica, apparentemente classica e armoniosa, assume in questo contesto una risonanza ambivalente, sottolineando l’abisso tra l’apparenza e la realtà.
“Otello” è una produzione del Balletto di Roma / Luciano Carratoni, con costumi di Santi Rinciari, luci di Emanuele De Maria e direzione artistica di Francesca Magnini.

L’evento non è semplicemente un’inaugurazione di stagione, ma un invito a riflettere sulla natura umana, sulla fragilità dei legami e sulla potenza distruttiva dell’inganno.

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