Nel silenzio profondo della cripta sottostante la Basilica Inferiore di Assisi, Papa Leone XIV si è congedato dal mondo in una preghiera intima e riservata, un gesto di raccoglimento spirituale lontano dai riflettori e dalle cerimonie ufficiali.
La sua presenza, un raro pellegrinaggio, si è manifestata solo alla presenza dei frati del Sacro Convento, anch’essi immersi in un momento di devozione.
L’arrivo, via elicottero da Roma, si è concretizzato in un breve tratto in auto attraverso la piazza antistante la Basilica, una scena incorniciata da un cielo plumbeo, segnato da una pioggia fine e un vento pungente.
Nonostante le condizioni atmosferiche avverse, il Papa ha scelto di abbassare il finestrino dell’auto, offrendo un gesto di vicinanza ai pochi fedeli presenti, un’accoglienza spontanea che ha suscitato grida di gioia, un coro di voci, alcune intonate con inflessioni americane, che hanno interrotto la quiete assisiase.
La discesa nella Basilica e, successivamente, nella cripta, è stata rapida, diretta.
La tomba di San Francesco, il fulcro della visita, si è rivelata un luogo di profonda riflessione.
Il Papa, inginocchiato in preghiera, ha trascorso alcuni minuti in contemplazione, in un dialogo silenzioso con l’eredità spirituale del santo.
Al termine della preghiera, un saluto cordiale ai frati del Sacro Convento ha sancito l’incontro.
La voce risuonò con l’antica melodia del “Salve sancte pater”, un canto gregoriano intonato dai religiosi, un’eco di secoli di fede.
L’esortazione del Papa ai frati ha delineato un orizzonte di preparazione in vista dell’imminente celebrazione degli ottocento anni dalla morte di San Francesco.
Ha sottolineato come l’umiltà e la “piccolezza” del santo non rappresentino una debolezza, ma una straordinaria capacità di irradiazione del Vangelo, una potenza derivante dalla rinuncia al potere e dall’abbraccio della semplicità.
Li ha invitati, come suoi discepoli, a perseverare nella missione di testimonianza e di promozione della pace, ricordando che la vera grandezza risiede nell’amore per il prossimo e nell’impegno per un mondo più giusto e fraterno, un’eredità che Francesco d’Assisi ha lasciato all’umanità intera.
La sua visita, un segno tangibile di continuità e ispirazione per il cammino della Chiesa.








