Nel solenne contesto della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, la casa circondariale di Perugia ha ospitato un evento di profonda risonanza emotiva e sociale, un’occasione per onorare la memoria delle vittime e stimolare una riflessione imprescindibile sulla cultura della violenza.
Per il settimo anno consecutivo, le detenute hanno partecipato attivamente all’iniziativa, promossa dall’associazione “Nel nome del rispetto”, ma quest’anno, per la prima volta, si sono uniti a loro anche i detenuti, in un gesto di condivisione e responsabilità collettiva.
L’evento, realizzato in collaborazione con il Centro Antiviolenza di Perugia, ha preso avvio con un minuto di silenzio, un monito doloroso per le quattordici vite femminili spezzate in Umbria nell’ultimo anno, un dato che testimonia la gravità e l’urgenza del fenomeno.
L’essenza dell’evento ha risieduto nell’interpretazione, attraverso la parola e la musica, delle voci delle vittime.
Uomini e donne reclusi hanno incarnato poesie, testi e monologhi che sussurrano storie di dolore, di perdita, di silenzi imposti.
Le immagini delle donne scomparse, proiettate su un grande schermo, hanno amplificato la potenza emotiva di ogni parola, creando un’atmosfera di intensa partecipazione e commozione.
L’interpretazione musicale di Maestro Massimo ed Emi, con la struggente interpretazione de “Quello che le donne non dicono” di Fiorella Mannoia, ha elevato ulteriormente la cerimonia, trasmettendo un messaggio di sofferenza e di speranza.
Francesca Gosti, ambasciatrice dell’associazione e curatrice dei laboratori di scrittura creativa attivi nelle carceri di Perugia e Spoleto, ha guidato l’evento con la sua sensibilità e la sua maestria oratoria, incarnando il ruolo di mediatrice tra le voci delle vittime e il pubblico presente.
La presidente Maria Cristina Zenobi ha sottolineato l’importanza di un percorso di risanamento interiore che valorizzi la dignità umana, offrendo a donne e uomini, anche in un contesto di detenzione, l’opportunità di una profonda rieducazione e di un cammino verso il rispetto di sé e degli altri.
Antonella Grelli, direttrice dell’istituto penitenziario, ha espresso gratitudine alle associazioni e agli operatori coinvolti, evidenziando il ruolo imprescindibile del carcere come parte integrante della società e la necessità di una riflessione collettiva, che parta proprio da questo contesto, sulla complessità della violenza di genere.
Ha inoltre rimarcato il valore dei laboratori creativi condotti con i detenuti e le attività promosse grazie al recupero e alla riqualificazione della sala polivalente, un progetto reso possibile anche grazie alla collaborazione con il Comune di Perugia.
La sindaca Vittoria Ferdinandi, delegata nazionale Anci alle Pari Opportunità, ha espresso il suo profondo coinvolgimento emotivo, sottolineando la gravità del dato che vede una donna uccisa in Italia ogni tre giorni.
Ha esortato le detenute e i detenuti a trascendere le ferite del passato, a non lasciarsi definire dalla storia di violenza che li ha condotti in carcere, ma a credere nella possibilità di una nuova storia, di un futuro diverso.
Ha richiamato l’importanza dell’impegno delle istituzioni nell’accompagnare i percorsi di rieducazione, ricordando le iniziative del Comune in termini di reddito di libertà e nel rafforzamento della rete di sostegno alle donne vittime di violenza.
Infine, si è rivolta ai detenuti uomini, sottolineando come il cambiamento culturale passi anche attraverso una trasformazione dello sguardo maschile sul femminile, un passo fondamentale per costruire una società fondata sulla dignità e sul rispetto reciproco.
La mattinata si è conclusa con le performance dei laboratori di scrittura creativa, un momento di espressione artistica e di condivisione di storie che, pur nel loro dolore, portano con sé la speranza di un futuro migliore, un futuro in cui la violenza non avrà più spazio.








