Pescara, il Consiglio di Stato decide: futuro elettorale in bilico

L’attesa è palpabile in città in vista dell’udienza del Consiglio di Stato del 18 dicembre, un momento cruciale che potrebbe ridisegnare il futuro politico di Pescara.

La vicenda elettorale del 2024, che ha visto Carlo Masci, sostenuto dal centrodestra, trionfare per un soffio al primo turno, è al centro di una complessa disputa legale, nata da irregolarità emerse in 27 delle 170 sezioni elettorali.

La decisione del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) di ordinare una nuova votazione in queste sezioni, inizialmente prevista per agosto, è stata sospesa in attesa della valutazione del Consiglio di Stato, che ora si appresta a decidere il da farsi.
La posta in gioco è di notevole portata, con implicazioni che vanno ben oltre la semplice rielezione di un sindaco.

Si tratta, in sostanza, di definire i limiti del processo elettorale, l’importanza del rispetto delle procedure e la tutela del diritto di voto dei cittadini.
L’irregolarità delle votazioni, così come evidenziato dal TAR, trascende la mera incompletezza formale e solleva interrogativi significativi sulla correttezza e la trasparenza dell’intera tornata elettorale, tanto da aver spinto il TAR a deferire la questione alla Procura di Pescara per valutare potenziali ipotesi di rilevanza penale.

Tre scenari principali si profilano all’orizzonte.
Il primo, e più auspicabile per l’amministrazione Masci, prevede la conferma dell’esito elettorale del 2024, con la possibilità di completare il mandato fino al 2029 o, in caso di adozione della riforma “Nuova Pescara”, fino al 2027.

Il secondo scenario, più probabile, implica un voto parziale, limitato alle sezioni oggetto del contenzioso o, in un’ottica più ampia, esteso ad un numero variabile di seggi qualora il Consiglio di Stato accogliesse uno dei ricorsi presentati.
Infine, l’ipotesi più radicale contemplerebbe l’annullamento totale delle elezioni, con la necessità di indire nuove elezioni già nel 2026, un evento che sconvolgerebbe radicalmente la situazione politica e amministrativa della città.

La complessità della vicenda è amplificata dalla presenza di ben quattro ricorsi presentati contro la sentenza del TAR: uno dal partito di centrosinistra, in posizione di opposizione, uno dal Comune stesso, uno da consiglieri della maggioranza e, infine, uno dal sindaco Masci e dalla sua giunta.
A questi si aggiungono tre distinte richieste di sospensiva della sentenza TAR, che testimoniano la forte polarizzazione e l’intensità delle posizioni in campo.

La decisione del Consiglio di Stato non sarà solo una valutazione giuridica, ma un verdetto che influenzerà profondamente il futuro di Pescara e la percezione della sua democrazia.

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