Il Piemonte si trova ad affrontare una fase critica, segnata da un’impennata senza precedenti nei ricorsi agli ammortizzatori sociali che, a metà percorso verso il 2025, dipingono un quadro allarmante per l’economia regionale.
I dati, che attestano un aumento del 37,8% nelle ore di cassa integrazione richieste rispetto ai primi nove mesi del 2024, raggiungendo un totale di oltre 46 milioni, evidenziano una fragilità strutturale ben più profonda rispetto alla media nazionale (+18,6%), come rilevato dal Servizio lavoro, coesione e territorio della Uil.
La provincia di Torino emerge come epicentro di questa crisi, accumulando quasi 30 milioni di ore richieste, un dato che la posiziona inequivocabilmente come la provincia italiana con il maggior numero di cassaintegrati, seguita da Potenza e Roma.
Tuttavia, l’emergenza non si limita al capoluogo, ma si estende a tutte le aree regionali, con alcune province che registrano incrementi particolarmente drammatici.
Verbania, Asti e Cuneo, ad esempio, hanno superato la soglia del 120%, segnalando una crisi acuta nel tessuto produttivo locale.
L’incremento esponenziale dei ricorsi agli ammortizzatori sociali non è un mero fenomeno congiunturale, ma riflette le turbolenze che investono l’economia globale e che si ripercuotono in maniera amplificata sul Piemonte.
La contrazione del commercio internazionale, le politiche protezionistiche con conseguenti dazi, l’instabilità geopolitica, la debolezza dell’economia tedesca – cruciale per l’esportazione piemontese – e la stagnazione dei consumi interni, esacerbata dalla perdita di potere d’acquisto delle famiglie, convergono a creare un contesto particolarmente avverso.
Il settore automotive, motore trainante dell’economia piemontese, è particolarmente esposto a queste dinamiche, con conseguenze che si estendono all’intera filiera della componentistica e alle aziende fornitrici.
Questa crisi settoriale, tuttavia, è sintomatica di una più ampia difficoltà del sistema produttivo, che si confronta con la necessità di adattarsi a modelli di business in evoluzione e con una crescente pressione sui costi.
L’aumento dei ricorsi agli ammortizzatori sociali non è solo un indicatore di perdita di posti di lavoro, ma anche un campanello d’allarme che sollecita interventi mirati a sostegno delle imprese, alla promozione di nuove competenze e alla riqualificazione della forza lavoro.
Una risposta efficace richiede un approccio integrato, che coinvolga istituzioni, sindacati e imprese, per affrontare le sfide attuali e costruire un futuro più resiliente per l’economia piemontese, mitigando gli impatti delle transizioni in atto e promuovendo un modello di sviluppo più inclusivo e sostenibile.
La complessità della situazione impone un’analisi approfondita delle cause strutturali e una visione strategica a lungo termine, per evitare che questa fase di crisi si trasformi in un declino permanente.







