La Fiera Sospesa: Un Dibattito sulla Libertà e i Confini della CulturaL’edizione 2024 di “Più Libri Più Liberi” a Roma si è trasformata in un crocevia di tensioni, un focolaio di polemiche che ha messo a nudo le fratture nel panorama editoriale italiano.
L’epicentro della disputa è stato il progetto “Passaggio al Bosco”, casa editrice toscana le cui pubblicazioni, accusate di ospitare voci di estrema destra, hanno generato una reazione a catena che ha visto editori, attivisti e cittadini convergere in un atto di contestazione corale.
L’evento clou, un momento di rottura quasi simbolico, è stato il canto di “Bella ciao” davanti allo stand di “Passaggio al Bosco”, una dimostrazione di dissenso che ha coinvolto un numero considerevole di operatori del settore.
La defezione di Massimo Giannini, attesa presenza alla fiera, ha amplificato il senso di scompiglio, suggerendo una cesura più ampia nel tessuto della manifestazione.
La protesta, durata circa mezz’ora, ha assunto forme creative e simboliche: stand oscurati da lenzuoli e tele, manifesti riprodotti, cartelli che denunciavano la compromissione della libertà di espressione quando “la libertà di espressione è invocata per legittimare l’odio”.
La presenza di una citazione di Primo Levi, esposta da alcuni editori, ha sottolineato la gravità del momento, ricordando le conseguenze della soppressione della libertà intellettuale.
Il cuore del dissenso risiede in un interrogativo profondo: quali sono i confini etici e politici della libertà di pubblicazione? L’intervento del rappresentante di Momo edizioni ha messo a nudo la paura di una democrazia “vuota”, dove qualsiasi ideologia, anche quella che incarna l’antitesi dei valori fondanti della Costituzione, possa trovare spazio.
La successiva discussione, animata da un acceso battibecco con Francesco Giubilei, ha evidenziato un divario di percezione: mentre alcuni vedevano l’ospitalità di pubblicazioni revisioniste come una forma di legittimazione, altri sostenevano che la mera presenza non implicava necessariamente un’adesione ideologica.
La protesta si è poi evoluta in un corteo che ha raggiunto lo stand di “Passaggio al Bosco”, dove si è radunata una folla di acquirenti e curiosi, culminando in un coro di slogan a difesa della resistenza antifascista.
La reazione di Marco Scatarzi, responsabile della casa editrice, si è manifestata con un sorriso e l’affermazione di un approccio aperto alla diversità di opinioni, minimizzando l’impatto delle contestazioni sulle vendite.
Fabio Del Giudice, direttore di “Più Libri Più Liberi”, ha riconosciuto la necessità di un dibattito serio sulle implicazioni politiche della libertà di espressione, auspicando un confronto costruttivo e mantenendo fermo il principio dell’antifascismo come valore imprescindibile.
La vicenda si è arricchita di ulteriori sviluppi con le accuse mosse dal segretario del Pd Lazio, riguardanti la rimozione del libro “Io non voto Giorgia” dallo stand istituzionale, sollevando interrogativi sulla possibilità di censure arbitrarie e sulla tutela del diritto di critica nei confronti del potere politico.
La Regione Lazio ha avviato un’inchiesta per chiarire l’accaduto, sottolineando l’importanza di salvaguardare l’articolo 21 della Costituzione.
L’episodio a “Più Libri Più Liberi” non è solo una disputa tra editori, ma un campanello d’allarme per la società civile.
Mette in discussione la capacità della cultura di accogliere voci divergenti, di garantire la libertà di espressione senza compromettere i valori democratici.
Il dibattito, lungi dall’essere concluso, apre una riflessione urgente sulla responsabilità degli operatori culturali e sulla necessità di difendere i principi costituzionali in un contesto politico sempre più polarizzato.






