L’incertezza grava sul futuro di Ponte Preti e sull’intero programma di riqualificazione della rete infrastrutturale piemontese, con l’allarme lanciato dal consigliere regionale Alberto Avetta, che dipinge uno scenario di potenziale deragliamento finanziario.
La questione, ormai nota come una “vertigine burocratica”, si concentra sul blocco della graduatoria ministeriale relativa ai finanziamenti per i ponti, un nodo cruciale che rischia di compromettere interventi vitali per la sicurezza e la mobilità del territorio.
La Giunta Piemontese, sollecitata da un’interrogazione urgente, ha fornito una risposta che, pur rassicurante nella dichiarazione di intenti, non dissolve le ombre che si allungano sulla questione.
I 66,1 milioni di euro destinati alla Città Metropolitana di Torino, un capitale concepito per la messa in sicurezza e la ricostruzione di infrastrutture strategiche, si trovano ora sospesi in un limbo amministrativo, la cui risoluzione dipende da una serie di fattori esterni alla sfera di controllo regionale.
Il problema non risiede nella mancanza di risorse, bensì nella loro immobilizzazione all’interno del Ministero dell’Economia e delle Finanze, un passaggio burocratico inatteso e inaccettabile.
Questa situazione mette a rischio non solo il Ponte Preti, simbolo di un’attesa che si protrae da troppo tempo, ma anche l’intera catena di interventi previsti per la riqualificazione della rete viaria piemontese, con conseguenze potenzialmente gravi per la comunità locale e per l’economia del Canavese.
Il consigliere Avetta denuncia apertamente una “presa in giro” nei confronti dei cittadini e degli amministratori, sottolineando la necessità di un intervento urgente da parte dei ministri Salvini e Giorgetti.
Nonostante le rassicurazioni dell’assessorato regionale, che assicura un “costante monitoraggio e sensibilizzazione”, l’inerzia dei ministeri rischia di vanificare gli sforzi compiuti a livello locale.
La vicenda trascende la mera questione tecnica, assumendo una valenza politica che impone una riflessione più ampia sul ruolo dello Stato e sulla sua capacità di garantire la continuità degli interventi a favore dei territori.
L’auspicio della Giunta di vedere i progetti “illuminati” dagli investimenti, si scontra con una realtà fatta di lungaggini burocratiche e silenzi ministeriali, che rischiano di trasformare un’opportunità di sviluppo in un’amara delusione.
La mobilitazione del Presidente Cirio e le proteste locali, pur rappresentando un segnale di disagio, appaiono insufficienti a sbloccare la situazione, a meno che non siano accompagnate da un deciso cambio di passo da parte dei vertici governativi.
L’urgenza è chiara: un’ulteriore proroga del termine per l’aggiudicazione dei lavori non è un semplice rinvio, ma una condizione essenziale per scongiurare il rischio di un danno irreparabile per il Piemonte e per i suoi cittadini.







