La fase delle dichiarazioni di intenti è conclusa.
L’urgenza impone un passaggio imprescindibile dalla retorica alla concreta azione, affrontando le criticità sistemiche che minano la competitività industriale italiana nel contesto europeo.
Il nodo cruciale risiede in due fattori interconnessi: l’esacerbato costo dell’energia, che strangola la produzione, e la cronica incertezza dei tempi nelle procedure autorizzative, un freno soffocante per ogni progetto di rilancio.
L’auspicio rivolto al Ministro Adolfo Urso e all’intero Governo è quello di interventi risolutivi, concreti e tempestivi, poiché ogni ulteriore ritardo aggrava una situazione già critica.
Questa presa di posizione, condivisa dai segretari territoriali di Filctem Cgil (Emanuele Madeddu), Femca Cisl (Nino D’Orso) e Uiltec Uil (Pierluigi Loi), si riferisce specificamente alla complessa situazione di Protovesme srl, a un anno dalla visita istituzionale del 27 dicembre 2024, che aveva visto la presenza del Ministro Urso, della Ministra Calderone e della Sottosegretaria Bergamotto.
Quel giorno erano stati presi impegni e formulati scenari potenziali.
Si era discusso dell’interesse di nuovi gruppi imprenditoriali per la riattivazione della linea zinco e persino della linea piombo, fattori determinanti per la ripresa produttiva del sito.
Non meno rilevante era stata l’attenzione dedicata al progetto litio, un’opportunità strategica per il rilancio complessivo del polo industriale di Portovesme, da considerare come un’unica vertenza complessa e interdipendente.
Il trascorrere di un anno da quell’incontro, però, ha confermato i timori espressi al termine della visita.
Le promesse si sono rivelate vane, la questione energetica è rimasta irrisolta, e la frammentazione percepita dell’impianto ha impedito una visione d’insieme efficace.
La constatazione è stata ribadita, in data 2 ottobre, dallo stesso Ministro Urso durante un incontro presso il Mimit.
La mancanza di riscontri tangibili è particolarmente evidente nella totale assenza di investitori interessati all’acquisizione degli impianti di piombo e zinco, nonostante due visite preliminari e la mancata consultazione del dataroom.
La linea zinco rimane ferma, bloccando la produzione e compromettendo l’indotto.
Il progetto litio, pur rappresentando una potenziale svolta, si presenta ancora come un’iniziativa a lungo termine, con un impatto occupazionale limitato nel breve periodo.
Il piano di investimenti, complesso e articolato, si scontra con la burocrazia elefantiaca e con le lungaggini procedurali, un problema ricorrente in molte vertenze industriali italiane.
L’unica nota positiva è la ripresa dello stabilimento di San Gavino, un segnale di speranza che contrasta con il resto della situazione, dominata da promesse non mantenute e buone intenzioni che faticano a tradursi in fatti concreti.
Le organizzazioni sindacali rivolgono un appello diretto a Glencore, invitandola ad assumersi la responsabilità di non rimanere inerte, in attesa passiva dell’evoluzione del progetto litio.
È imperativo che l’azienda metta in campo iniziative concrete e diversificate, per garantire la continuità produttiva e la salvaguardia dell’occupazione.
La ripresa del sito industriale di Portovesme non può essere rimandata ulteriormente.






