venerdì 3 Ottobre 2025
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Pozzolo testimonia a Biella: respinge accuse e difende porto d’armi.

Durante la sessione processuale tenutasi a Biella, il deputato Emanuele Pozzolo ha fornito una deposizione cruciale, offrendo la sua versione dei fatti riguardanti l’incidente avvenuto a Rosazza il 31 dicembre 2023.

La sua testimonianza, articolata e puntuale, si è concentrata sulla negazione del coinvolgimento diretto nello sparo e sulla legittimità del possesso dell’arma, circostanza supportata da un porto d’armi rilasciato per esigenze specifiche legate alla sua attività di contrasto al regime iraniano.
Pozzolo ha sottolineato che la pistola non era in suo possesso al momento dello sparo, chiarendo come il porto d’armi fosse stato rilasciato in risposta a minacce e circostanze di pericolo comprovate, derivanti dalla sua posizione politica e dall’impegno per la difesa dei diritti umani.
La titolarità del porto d’armi, ha spiegato, era stata concessa in considerazione di una valutazione approfondita del rischio e della necessità di protezione.
Un elemento centrale della sua difesa è stato il riferimento alla licenza di collezione e porto d’armi, la quale, a suo dire, non conteneva alcuna restrizione che avrebbe potuto configurare un divieto d’uso dell’arma da fuoco.

Questa assenza di limitazioni, secondo Pozzolo, rafforza la sua convinzione di aver agito nel rispetto della legalità.
L’attenzione si è poi spostata sulla natura dei proiettili utilizzati, descritti come acquistati presso un’armeria e, pertanto, non classificabili come armamenti da guerra.

Questa circostanza, secondo il deputato, evidenzia la sua mancanza di intenzione di utilizzare l’arma per scopi illegali o violenti.
Il fatto stesso che tali proiettili siano commercializzati in armeria, è per lui un elemento probatorio significativo.
La sua deposizione si è conclusa con una rinnovata affermazione di innocenza: “Io non ho sparato.
” Ha evidenziato come le ricostruzioni dell’accaduto presentino incongruenze e divergenze, suggerendo che la verità possa essere diversa da quella apparentemente stabilita.

Il processo, destinato a concludersi con un’udienza fissata per la fine del mese, si appresta a vagliare le prove e a definire la responsabilità nell’incidente di Rosazza, in un contesto di complesse implicazioni legali e politiche.
La questione solleva interrogativi sul significato e sui limiti del diritto alla legittima difesa in un contesto di minacce transnazionali e sulla necessità di bilanciare la sicurezza individuale con il rispetto delle normative vigenti.

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