Un episodio di violenza seriale e premeditata sconvolge la comunità di Prato, sollevando interrogativi urgenti sulla gestione della salute mentale, la sicurezza pubblica e la complessità delle dinamiche sociali.
Un giovane di vent’anni, cittadino marocchino, è stato ricoverato in una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza), strutture dedicate alla cura e al contenimento di individui con disturbi psichiatrici che rappresentano un pericolo per sé e per gli altri, in seguito a una serie di aggressioni mirate contro donne residenti a Prato.
L’ordinanza del giudice per le indagini preliminari (GIP) di Prato, emessa su richiesta della Procura, sancisce il ricovero del giovane, precedentemente sottoposto a osservazione psichiatrica nell’ospedale locale, dopo un tentativo di fuga.
La gravità delle accuse e la pericolosità dimostrata dal comportamento dell’indagato hanno reso necessaria questa misura cautelare, destinata a sostituire la detenzione in carcere, con un percorso di cura e monitoraggio intensivo.
Le aggressioni, che si sono verificate in un arco temporale compreso tra il 1° settembre e il 7 dicembre 2025, hanno colpito dieci donne, infliggendo lesioni che spaziano da contusioni e fratture guaribili in trenta giorni a minacce verbali e aggressioni fisiche con prognosi più lunghe.
I reati, caratterizzati da una progressiva escalation di violenza, includono percosse, lesioni personali e, secondo il GIP, sono aggravati dalla finalità di odio etnico, indirizzate specificamente contro donne italiane, con atti deliberati a infliggere sofferenza e paura.
Il quadro degli eventi è ricostruito attraverso una sequenza di episodi allarmanti.
Il primo, datato 1° settembre, ha visto la vittima subire una frattura orbitaria a seguito di un violento pugno.
Un altro episodio, avvenuto in un supermercato Lidl, ha visto il giovane strattonare una dipendente e aggredire una donna addetta alle pulizie.
Successivamente, in un Conad, ha colpito una donna con un pugno, mentre in altre circostanze ha minacciato una vicedirettrice delle Poste e inferto lesioni a due donne in un supermercato Panorama, una con un pugno alle costole e l’altra schiacciandole la mano contro una cassa.
Un ulteriore atto ha visto la vittima cadere rovinosamente a terra, riportando una frattura al capitello radiale.
Infine, un’aggressione con un oggetto contundente ha provocato una ferita al collo di una ragazza in Piazza delle Carceri.
L’indagine ha permesso di ricostruire una serie di azioni reiterate, caratterizzate da una fredda pianificazione e una deliberata scelta di vittime.
La diagnosi di disturbi psichiatrici, unitamente alla qualificazione giuridica dei fatti come reati motivati da odio etnico, complicano ulteriormente la gestione del caso, richiedendo un approccio multidisciplinare che coinvolga psichiatri, psicologi, servizi sociali e forze dell’ordine.
L’episodio solleva interrogativi pressanti sulla necessità di rafforzare i servizi di prevenzione e di intervento precoce nei confronti di individui con disturbi mentali e sulla capacità di garantire la sicurezza della comunità, bilanciando i diritti individuali con la tutela dell’ordine pubblico e della convivenza civile.
La vicenda, pertanto, si configura come un campanello d’allarme sulle fragilità del sistema di supporto e di controllo sociale e sulla necessità di un profondo ripensamento delle politiche di integrazione e di gestione della salute mentale.






