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Primavera: Musica, Ambizione e Prigionia a Venezia

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“Primavera”, l’opera prima cinematografica di Damiano Michieletto, trae ispirazione dal romanzo “Stabat Mater” di Tiziano Scarpa, un’opera vincitrice del Premio Strega che esplora la profonda connessione tra arte, dolore e ambizione, trasponendola sullo schermo con una ricercata estetica visiva e una sensibilità musicale palpabile.

Il film, distribuito da Warner Bros Pictures, non è solo un omaggio alla musica del Settecento, in particolare all’innovativa e vibrante composizione di Antonio Vivaldi, ma anche un’indagine acuta sulla condizione femminile, sul peso del potere e sulla forza, spesso dolorosa, del destino.
L’azione si sviluppa all’interno dell’Ospedale della Pietà di Venezia, un’istituzione storica che accoglie e istruisce orfane promettenti, preparandole a un futuro incerto attraverso lo studio della musica.

Qui, Cecilia (Tecla Insolia), una giovane violinista dotata di un talento straordinario, vive una vita di prigionia dietro le sbarre di una grata, relegata a esibirsi in pubblico senza poter rivendicare la propria identità.

La sua speranza si divide tra la possibilità di un matrimonio vantaggioso con un mecenate facoltoso e il sogno, forse irrealizzabile, del ritorno della madre biologica.
L’arrivo di Antonio Vivaldi (Michele Riondino), nuovo insegnante di violino, sconvolge la routine dell’Ospedale e introduce una ventata di cambiamento nella vita di Cecilia.

Il loro rapporto, intriso di musica e di un profondo senso di solitudine condivisa, si rivela essere il fulcro attorno al quale ruota l’intera narrazione.
Come sottolinea Riondino, “la musica determina due solitudini che persistono anche nel momento del loro incontro”.
Vivaldi, tormentato dalle sue stesse passioni e dalle convenzioni sociali, porta con sé un’idea innovativa che intende realizzare con l’aiuto di Cecilia, spingendo entrambi oltre i confini imposti.
Michieletto, pur riconoscendo il rischio di ripetere formule consolidate, confessa il desiderio di aver raccontato una storia profondamente radicata nella sua esperienza personale, offrendo al pubblico un’opera credibile e coinvolgente.

Il progetto nasce da una volontà di sperimentazione, di abbandono della “comfort zone” e di esplorazione di territori inesplorati.

Il film affronta con delicatezza e intensità la condizione femminile in un contesto storico e sociale che limita drasticamente la libertà di scelta.

Cecilia, un’orfana invisibile per mancanza di nome e dote, è destinata a subire le conseguenze delle sue azioni.

Tecla Insolia, riflettendo sulle affinità tra il personaggio di Cecilia e Modesta, l’eroina de “L’arte della gioia”, ne sottolinea la modernità e la tendenza alla ribellione.
Tuttavia, evidenzia una differenza fondamentale nel percorso di emancipazione che Cecilia intraprende, un percorso che trova espressione attraverso la musica.

Il cast, un mix di talenti consolidati e nuove promesse, include Andrea Pennacchi, Fabrizia Sacchi, Valentina Bellé e Stefano Accorsi.
Il film, una coproduzione italo-francese, è arricchito dalla partecipazione di Moana Films, Paradise City Sales e Diaphana Distribution.Ludovica Rampoldi, la sceneggiatrice, sintetizza l’essenza del film definendolo “la storia di due prigionieri: Cecilia, prigioniera della sua condizione di donna, e Vivaldi, prigioniero della sua malattia, del suo ruolo ecclesiastico e della sua ambizione.
Il loro incontro, però, apre le porte a una inaspettata libertà.

” “Primavera” si configura quindi come un’opera commovente e originale, un viaggio musicale e umano che interroga il significato della prigionia e la forza redentrice dell’arte.

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