Un corteo di manifestanti a sostegno della Palestina ha raggiunto il porto di Bari, sollevando un acceso dibattito sull’operatività del traffico marittimo diretto in Israele.
La delegazione, composta da attivisti di diverse organizzazioni, tra cui la Global Sumud Flotilla, ha interpellato direttamente le autorità doganali e l’Autorità Portuale, richiedendo trasparenza sui carichi in transito e un immediato stop alle spedizioni verso destinazioni israeliane, in particolare i porti di Haifa e Ashdod.
L’azione del corteo, che ha avuto un impatto significativo sull’attività portuale, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e a esercitare pressione sulle istituzioni affinché adottino politiche più rigorose riguardo alle relazioni commerciali con lo Stato di Israele, in un contesto segnato da crescenti preoccupazioni per la situazione umanitaria nei territori palestinesi.
Antonio La Piccirella, attivista di Global Sumud Flotilla, ha confermato la ricezione da parte delle autorità, sottolineando come la richiesta di accesso generalizzato ai documenti relativi alle spedizioni sia stata formalmente accettata e “agli atti”.
Tuttavia, l’attivista ha espresso forte perplessità riguardo ai tempi di risposta previsti, stimati in trenta giorni.
Questa dilazione, a suo dire, evidenzia una mancanza di urgenza nella gestione di una questione ritenuta di primaria importanza per il movimento pro Palestina.
Un elemento cruciale sollevato è la centralizzazione della gestione della richiesta a Roma, anziché a livello locale di Bari.
Questa decisione, pur garantendo una valutazione a più alto livello, alimenta il sospetto di un tentativo di diluire la responsabilità e rallentare il processo decisionale.
La promessa di comunicare il contenuto dei container diretti verso Haifa e Ashdod rappresenta un primo passo verso la trasparenza, ma gli attivisti rimangono scettici e continuano a chiedere un’azione concreta e immediata, ritenendo insufficiente una mera informativa post-factum.
La vicenda apre un ampio dibattito sul ruolo dei porti italiani nel contesto geopolitico internazionale e sulla necessità di bilanciare interessi economici con principi etici e responsabilità sociale.







