Puglia, terremoto corruzione: dieci imputati al processo

L’inchiesta che scuote la Puglia culmina con il rinvio a giudizio di dieci figure chiave, tra cui l’ex assessore regionale Alfonsino Pisicchio e il fratello Enzo, coinvolti in un complesso sistema di corruzione e manipolazione delle procedure pubbliche.

Il Tribunale collegiale si appresta ad affrontare un processo di notevole rilevanza, fissato per il 5 marzo, che getterà luce su dinamiche di interesse pubblico e potenziali abusi di potere.

Le accuse mosse dalla Procura di Bari, che si articolano su una pluralità di reati, includono corruzione attiva e passiva, turbativa d’asta, falsità ideologica, truffa, truffa aggravata in danno della pubblica amministrazione e emissione di fatture inesistenti.

Il quadro delineato è quello di un’organizzazione che, sfruttando posizioni di rilievo all’interno della Regione Puglia e del Comune di Bari, si sarebbe infiltrata nelle procedure di appalto, alterandone i risultati a proprio vantaggio.
Un fulcro dell’indagine è rappresentato dall’appalto del 2019, del valore di 5,5 milioni di euro, riguardante il servizio di riscossione delle imposte comunali.
Secondo l’accusa, i fratelli Pisicchio avrebbero operato come veri e propri “facilitatori”, agendo da ponte tra un imprenditore interessato a ottenere l’appalto e funzionari pubblici.

In cambio di questa mediazione, avrebbero ricevuto una serie di indebiti vantaggi: non solo beni materiali come arredi, dispositivi elettronici e autoveicoli, ma anche ingenti somme di denaro, l’organizzazione di feste private e, presumibilmente, la promessa di favori in termini di assunzioni o supporto elettorale per Alfonsino Pisicchio.
L’inchiesta si estende anche a presunte truffe perpetrate a danno della Regione Puglia, riguardanti l’erogazione di contributi a sostegno dell’imprenditoria locale.
Si sostiene che, attraverso la predisposizione di polizze fideiussorie ritenute false e manipolate, siano stati sottratti milioni di euro destinati a iniziative di sviluppo economico.
Questa pratica, se confermata, evidenzierebbe un’elusione sistematica delle normative a tutela della legalità e trasparenza nell’utilizzo dei fondi pubblici, con potenziali ripercussioni negative sull’economia locale e sulla fiducia dei cittadini.
La costituzione di parte civile da parte della Regione Puglia e del Comune di Bari sottolinea la gravità delle accuse e l’interesse diffuso a ottenere piena giustizia, recuperando i danni patrimoniali e tutelando l’immagine delle istituzioni pubbliche.

Il processo imminente rappresenterà un momento cruciale per accertare la verità sui fatti contestati e per ristabilire la legalità e la trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche, auspicando un effetto deterrente per future condotte illecite.

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