La recente iniziativa di un gruppo di cittadini, promotori di una raccolta firme popolare volta a richiedere un referendum sulla separazione delle carriere, sta generando un’inattesa frizione con le intenzioni del Governo.
L’iniziativa, nata a ridosso delle festività natalizie, potrebbe innescare una dinamica complessa, ritardando l’effettiva fissazione della data della consultazione referendaria.
Originariamente, il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano aveva preannunciato l’affrontare la questione durante l’ultimo Consiglio dei Ministri dell’anno, suggerendo un’accelerazione del processo decisionale.
Tuttavia, l’adesione del leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha espresso cautela e messo in guardia l’esecutivo da tentativi di anticipare la consultazione a marzo, ha complicato ulteriormente lo scenario.
La normativa che regola i referendum abrogativi, sancita dalla legge 352 del 1970, stabilisce un quadro temporale preciso, seppur non privo di margini interpretativi.
Il percorso, a seguito dell’approvazione definitiva della riforma costituzionale da parte del Parlamento e della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (datata 30 ottobre), prevede un periodo di tre mesi durante il quale è possibile raccogliere le firme necessarie, sia attraverso l’intervento di un quinto dei membri di una Camera, sia tramite la mobilitazione di 500.000 cittadini.
Una volta le firme depositate presso la Corte di Cassazione, quest’ultima dispone di trenta giorni per verificarne la validità e confermarne la conformità alla legge.
La decisione positiva della Cassazione viene immediatamente comunicata al Governo e ai Presidenti delle Camere.
Successivamente, il Presidente della Repubblica, sulla base di una deliberazione del Consiglio dei Ministri, entro sessanta giorni indica con proprio decreto il referendum, il quale dovrà essere celebrato in un intervallo compreso tra il cinquantesimo e il settantesimo giorno successivi all’indizione.
L’iniziativa popolare, in questo contesto, introduce una variabile inaspettata.
Il successo della raccolta firme, che potrebbe avvenire in tempi più rapidi di quanto inizialmente previsto, costringerebbe il Governo a riconsiderare i propri piani e a gestire una situazione potenzialmente più complessa, con possibili implicazioni sulla tempistica e sulla natura stessa del dibattito pubblico riguardante la separazione delle carriere.
L’equilibrio tra la volontà esecutiva e le prerogative di iniziativa popolare diventa quindi un elemento cruciale da monitorare attentamente.





