L’iniziativa legislativa riguardante l’energia da fonti rinnovabili, attualmente oggetto di esame nell’ottava Commissione permanente del Senato, ha sollevato significative riserve da parte della Regione, formalmente espresse attraverso una memoria illustrativa e un pacchetto di emendamenti presentati dall’Assessore Regionale all’Industria, Emanuele Cani.
Il coordinamento tra gli Assessorati dell’Industria, della Difesa dell’Ambiente e dell’Urbanistica, sotto l’egida della Presidenza della Regione, ha mirato a formulare una risposta puntuale alle criticità emerse.
L’Assessore Cani ha focalizzato l’attenzione sull’utilizzo della decretazione d’urgenza, criticandola per la mancata consultazione preventiva in sede di Conferenza Unificata.
Questa scelta, a suo avviso, suggerisce un intento di aggirare un processo istituzionale fondamentale, configurando un atteggiamento irrispettoso verso le prerogative regionali e provinciali autonome.
La materia in questione, intrinsecamente legata alla produzione e distribuzione di energia, rientra nella competenza concorrente tra Stato e Regioni, come sancito dall’articolo 117 della Costituzione.
Per le Regioni a statuto speciale, la situazione è ulteriormente aggravata, poiché si tratta di un ambito che coinvolge competenze primarie, come nel caso della Regione Sardegna, dove la gestione del territorio e l’urbanistica rivestono un ruolo cruciale.
Questa procedura, a detta dell’Assessore, costituisce una violazione del principio di leale collaborazione, un valore che la Corte Costituzionale ha più volte sottolineato come imperativo nei rapporti tra lo Stato e le autonomie locali.
Il principio di leale collaborazione implica un dialogo costruttivo e una condivisione di informazioni e decisioni, elementi che appaiono compromessi dall’utilizzo della decretazione d’urgenza.
La memoria illustrativa ha inoltre evidenziato come l’accentramento statale nell’individuazione delle aree idonee per gli impianti di energia rinnovabile rappresenti una compressione delle competenze regionali in materia di pianificazione territoriale ed energetica.
Questa intrusione statale contrasta con l’articolo 117 della Costituzione e con le specificità delle Regioni a statuto speciale, che possiedono margini di autonomia più ampi nella gestione delle proprie risorse.
In risposta a queste preoccupazioni, la Regione ha elaborato una serie di emendamenti mirati a rafforzare il ruolo delle Regioni nella programmazione energetica, con particolare attenzione alle Regioni a statuto speciale.
Questi emendamenti puntano a circoscrivere l’individuazione delle aree idonee alle sole superfici degradate o compromesse, tutelando così aree agricole di pregio e paesaggi rurali storici, patrimonio culturale da preservare.
Si prevede una protezione rafforzata dei siti UNESCO e delle loro zone di rispetto, garantendo la salvaguardia del patrimonio culturale e paesaggistico.
Inoltre, si intende definire in modo più equilibrato le modalità di integrazione tra produzione agricola e produzione di energia (agrivoltaico) e regolare l’utilizzo degli invasi idrici, nel rispetto dell’ambiente e delle esigenze idriche.
Infine, si propone di consentire alle Regioni che abbiano già raggiunto gli obiettivi di potenza installata di poter modulare ulteriormente le proprie scelte territoriali, riconoscendo la diversità delle situazioni regionali e promuovendo una maggiore flessibilità nell’attuazione delle politiche energetiche.
L’obiettivo complessivo è quello di promuovere una transizione energetica sostenibile, che rispetti le autonomie regionali e preservi il patrimonio ambientale e culturale del territorio.






