La resilienza delle comunità più vulnerabili deve costituire il fulcro dell’azione amministrativa e del mandato istituzionale.
Non è la forza a necessitare di sostegno, bensì coloro che navigano in condizioni di precarietà, che spesso mancano di voce e di accesso a percorsi di riscatto.
Questa affermazione, pronunciata dal prefetto di Napoli, Michele di Bari durante i Dialoghi in Prefettura, incarna un imperativo etico e una strategia operativa cruciale per la costruzione di un tessuto sociale coeso e inclusivo.
Il decimo appuntamento dei Dialoghi in Prefettura, incentrato sul ruolo delle istituzioni nel promuovere un dialogo culturale capace di alimentare la fiducia nel futuro delle città e dell’uomo, ha visto il contributo prezioso dello scrittore Maurizio de Giovanni e della biblista suor Maria Gloria Riva.
I loro interventi hanno arricchito la riflessione, evidenziando come la narrazione e la spiritualità possano fungere da potenti strumenti per comprendere le sfide contemporanee e per riscoprire valori condivisi.
L’esortazione del prefetto di Bari va oltre una semplice assistenza: si tratta di un invito a coltivare una visione proattiva, orientata alla prevenzione delle disuguaglianze e alla promozione dell’empowerment.
Significa analizzare le radici della vulnerabilità, identificare le risorse locali, stimolare l’innovazione sociale e creare opportunità concrete per l’inclusione lavorativa e culturale.
È una chiamata a ripensare il concetto stesso di “bene comune”, non come un obiettivo astratto, ma come un servizio attivo e personalizzato, rivolto a coloro che si trovano in condizioni di svantaggio.
La riflessione si estende alla responsabilità delle istituzioni, che devono agire come catalizzatori di cambiamento, facilitando la collaborazione tra i diversi attori sociali – associazioni di volontariato, imprese, scuole, parrocchie – e garantendo la trasparenza e l’accountability delle proprie azioni.
Solo attraverso un approccio integrato e partecipativo sarà possibile costruire città più giuste, solidali e capaci di offrire a tutti i propri cittadini un futuro di speranza e di opportunità.
Il dialogo culturale, in questa prospettiva, non è un’aggiunta estetica, ma un elemento essenziale per la costruzione di una società civile robusta e resiliente.






