L’Orizzonte Silenzioso: Resistenza Antimicrobica, Salute Circolare e il Futuro della Salute GlobaleUna proiezione allarmante dipinge un futuro gravato da un fardello sanitario incalcolabile: 40 milioni di decessi entro il 2050, attribuiti alla crescente crisi della resistenza antimicrobica.
Questa cifra, esponenzialmente superiore alla stima precedente di 10 milioni, è stata presentata a Sassari, durante la cerimonia di conferimento del dottorato *honoris causa* in Scienze Veterinarie alla virologa Ilaria Capua, in un contesto di riflessione sulla salute globale e la necessità di approcci innovativi.
La pandemia di COVID-19, paradossalmente, ha accelerato la progressione di questo fenomeno.
L’uso massiccio di antibiotici, spesso in contesti non strettamente necessari, ha alimentato la selezione di batteri resistenti, compromettendo l’efficacia di farmaci salvavita.
Questo non è semplicemente un problema medico, ma una crisi complessa con implicazioni socio-economiche profonde, che minaccia di invertire decenni di progressi nella medicina moderna.
La dottoressa Capua, figura di riferimento nel campo della virologia e promotrice del concetto di “Salute Circolare”, ha sottolineato come l’approccio tradizionale alla salute, focalizzato sull’uomo, sia inadeguato.
La Salute Circolare propone un modello integrato e interdisciplinare che considera l’interconnessione tra esseri umani, animali, piante e ambiente.
Questo significa riconoscere che la resistenza antimicrobica non è un problema isolato, ma un sintomo di un sistema più ampio che include pratiche agricole intensive, l’uso eccessivo di antibiotici in zootecnia, la gestione inadeguata dei rifiuti farmaceutici e i cambiamenti climatici che favoriscono la diffusione di agenti patogeni.
L’Italia, purtroppo, si posiziona in una condizione di allarme rosso in Europa, con tassi di resistenza antimicrobica tra i più alti e un numero di decessi legati a infezioni resistenti che supera i 10.000 all’anno.
Affrontare questa sfida richiede un impegno politico e finanziario concreto, ma soprattutto un cambio di mentalità a livello individuale e collettivo.
Azioni semplici ma cruciali, come l’igiene delle mani, la corretta eliminazione dei farmaci scaduti e l’uso responsabile degli antibiotici, possono fare la differenza.
Questo implica un’educazione diffusa sulla necessità di non auto-medicarsi e di seguire scrupolosamente le indicazioni mediche.
La riflessione della dottoressa Capua si estende oltre la sfera medica, abbracciando i legami tra la resistenza antimicrobica, i cambiamenti climatici e la globalizzazione.
La mobilità umana e animale, le catene di approvvigionamento globali e l’alterazione degli ecosistemi naturali facilitano la diffusione di agenti patogeni resistenti, rendendo la cooperazione internazionale non solo auspicabile, ma essenziale.
Il riconoscimento del dottorato *honoris causa* da parte dell’Università di Sassari rappresenta un momento simbolico, un atto di responsabilità scientifica e morale che celebra non solo i successi della dottoressa Capua, ma anche l’urgenza di un cambiamento culturale profondo.
La sfida che ci attende non è solo quella di sviluppare nuovi antibiotici, ma quella di ripensare il nostro rapporto con la salute, con l’ambiente e con il futuro del nostro pianeta.
L’orizzonte che ci si presenta non è quello di una battaglia militare, ma quello silenzioso di un cambiamento sistemico che coinvolge ogni aspetto della nostra esistenza.






