L’attuale assetto della responsabilità civile in ambito sanitario, tradizionalmente strutturato con l’azienda ospedaliera come principale garante per i danni arrecati ai pazienti, è oggetto di un’inattesa revisione legislativa.
Un emendamento proposto all’interno di un più ampio disegno di legge finanziario, promosso da Noi Moderati e firmato dall’onorevole Micaela Biancofiore, introduce una significativa inversione di tendenza, spostando la responsabilità diretta dall’ente ospedaliero al singolo medico.
Questa proposta legislativa, pur apparentemente mirata a rafforzare la tutela del paziente e a responsabilizzare maggiormente i professionisti sanitari, ha immediatamente suscitato un’onda di preoccupazione e aperta contestazione all’interno della comunità medica.
L’Ordine dei Medici, in particolare, ha espresso con fermezza la richiesta di un immediato ritiro dell’emendamento, evidenziando le potenziali conseguenze negative che una simile modifica potrebbe generare.
L’attuale sistema, pur con le sue criticità, riconosce la complessità della gestione di una struttura sanitaria, dove la responsabilità è condivisa tra diversi attori: medici, infermieri, tecnici, amministrativi e, in ultima analisi, l’ente stesso che coordina le risorse e definisce i protocolli.
Attribuire la responsabilità diretta al singolo medico, senza considerare il contesto lavorativo e le possibili limitazioni imposte dalla struttura stessa, rischia di generare un effetto deterrente, spingendo i professionisti più competenti a cercare impiego in altri settori o a esercitare la professione in forma privata, con conseguente impoverimento dell’offerta sanitaria pubblica.
Inoltre, si teme un aumento vertiginoso delle cause legali, con un impatto economico significativo sia per i medici stessi, costretti a stipulare assicurazioni a costi elevati, sia per il sistema giudiziario, gravato da un numero eccessivo di contenziosi.
La complessità delle relazioni causali che spesso sottendono a un danno al paziente rende, peraltro, estremamente arduo accertare la responsabilità individuale del medico, con il rischio di sentenze ingiuste e di una delegittimazione della professione.
Un’alternativa più costruttiva potrebbe consistere nel rafforzare i controlli sulla qualità dei servizi sanitari erogati, promuovere la formazione continua dei professionisti, implementare sistemi di prevenzione del rischio e garantire un’adeguata copertura assicurativa per tutti gli operatori sanitari.
In questo modo, si tutelerebbe sia il paziente, garantendo un’assistenza di elevato standard, sia il medico, liberandolo da un onere di responsabilità eccessivo e sproporzionato, e permettendo all’azienda sanitaria di gestire in modo più efficace le proprie risorse.
La questione, in definitiva, richiede un’analisi approfondita e un dibattito aperto, che coinvolga tutte le parti interessate, al fine di individuare soluzioni che siano realmente utili per migliorare il sistema sanitario nel suo complesso.





