Il 4 ottobre 2023, una scoperta agghiacciante scuote Rimini: Manuela Bianchi, trovando il corpo senza vita della suocera, Pierina Paganelli, nel garage di via del Ciclamino, si abbandona a un’esclamazione carica di angoscia e incredulità, un grido interiore che esprime il peso di un evento inaspettato e traumatico.
Il caso, avvolto da un alone di mistero e intricati rapporti interpersonali, si è tradotto in un processo penale a carico di Louis Dassilva, accusato di essere l’autore dell’omicidio della donna anziana, legata a Bianchi da un rapporto di parentela e, parallelamente, da una relazione sentimentale con l’imputato.
La testimonianza di Ionas Nastas, condomino del complesso residenziale, assume un ruolo cruciale nell’indagine e nel processo.
Il suo racconto della sera del 3 ottobre, in cui udì un urlo che inizialmente attribuì al gioco di alcuni ragazzi, introduce un elemento di ambiguità temporale che i pubblici ministeri, Daniele Paci, e i difensori di Dassilva, Riario Fabbri e Andrea Guidi, si trovano a confrontare attentamente.
La testimonianza di Nastas, infatti, si rivela fondamentale per ricostruire la dinamica dei fatti, in particolare per verificare la veridicità delle dichiarazioni rese da Manuela Bianchi in sede di incidente probatorio.
La versione fornita da Bianchi al giudice per le indagini preliminari, Vinicio Cantarini, descrive Dassilva come l’individuo che l’avrebbe attesa nel garage il 4 ottobre, per comunicarle la macabra scoperta del cadavere nel vano dell’ascensore.
Questa circostanza, se confermata, rafforzerebbe la tesi accusatoria, conducendo a una condanna per Dassilva.
La testimonianza di Nastas, tuttavia, introduce elementi che richiedono un’analisi più approfondita.
L’uomo ha confermato la presenza sia di Bianchi che di Dassilva al momento dell’arrivo dei soccorsi, specificando che nessuno dei tre ha toccato il corpo.
Un dettaglio significativo emerso dalla sua deposizione riguarda la mancanza di illuminazione nel piano interrato del garage: un elemento che, apparentemente, avrebbe impedito ai presenti di notare le particolari condizioni del cadavere – la sua parziale nudità – che invece Bianchi aveva precedentemente riferito.
Questa discrepanza tra la testimonianza di Bianchi e quella di Nastas solleva interrogativi sulla ricostruzione dei fatti e sulla potenziale presenza di elementi distortivi o omissioni.
L’assenza di luce potrebbe aver influenzato la percezione dei presenti, oppure potrebbe indicare un tentativo di celare dettagli cruciali per l’indagine.
L’intera vicenda, oltre che un tragico omicidio, si configura come un intricato intreccio di relazioni familiari, sentimentali e condominiali, in cui la verità si cela tra ombre e silenzi, richiedendo un’attenta disamina di ogni testimonianza e dettaglio per fare luce sulla dinamica di un evento che ha profondamente scosso la comunità riminese.
La centralità della testimonianza di Nastas, in questo contesto, risiede nella sua capacità di corroborare o smentire la versione fornita dalla nuora, delineando un quadro più chiaro e preciso degli eventi che hanno condotto alla scoperta del cadavere di Pierina Paganelli.






