venerdì 10 Ottobre 2025
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Ritorna a casa la Madonna del Rosario: un tesoro restituito alla comunità.

Dopo decenni di silenzio e dispersione, una significativa vicenda di recupero e giustizia restituisce alla comunità cosentina un tesoro artistico e spirituale: la Madonna del Rosario con Gesù Bambino e Santi, opera del XVIII secolo e attribuita alla scuola di Francesco De Mura, trafugata nel 1978 dalla chiesa Maria del Santissimo Rosario di Rende.
Il dipinto, finito nelle mani di privati a Napoli e successivamente pignorato dalla magistratura, rientra ora nel patrimonio culturale e religioso originario grazie all’operazione dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, in coordinamento con la Procura della Repubblica di Napoli.
Questa restituzione non è semplicemente la riconsegna di un oggetto d’arte, ma il coronamento di un’indagine complessa, un viaggio nel tempo e nello spazio che ha scavato a fondo nel mercato dell’arte sommersa e nelle sue dinamiche spesso opache.

L’abilità investigativa dei Carabinieri, supportata dall’utilizzo di sofisticati strumenti di analisi e dalla consultazione della Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti – un archivio digitale di ineguagliabile valore, contenente oltre 1,3 milioni di dati – ha permesso di tracciare le tracce del furto e di identificarne il percorso, ricostruendo un tassello importante nella storia della criminalità organizzata e del traffico di opere d’arte.
La Banca Dati, gestita dal Comando Carabinieri TPC, rappresenta un’autentica risorsa per il contrasto al saccheggio del patrimonio culturale italiano, un’arma preziosa per recuperare opere disperse e restituirle alla collettività.
La sua efficacia risiede nella capacità di collegare dati frammentari, di confrontare immagini e descrizioni, di individuare collegamenti apparentemente insignificanti ma cruciali per la ricostruzione di eventi passati.
La restituzione della Madonna del Rosario non è solo un successo per le forze dell’ordine, ma anche un atto di risarcimento per la comunità di Rende e per l’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano.
Il dipinto, simbolo di fede e identità locale, potrà nuovamente arricchire il contesto spirituale e culturale del territorio, testimoniando la resilienza della comunità e la sua capacità di preservare la memoria del passato.
L’opera, dopo essere stata sottratta alla pubblica fruizione per lungo tempo, ritrova finalmente la sua sede originaria, riaccendendo la devozione dei fedeli e contribuendo a rafforzare il senso di appartenenza a una storia condivisa.
Questo evento sottolinea l’importanza di un impegno costante nella tutela del patrimonio culturale, un bene comune che appartiene a tutti e che deve essere preservato per le generazioni future.

La vicenda, inoltre, offre un monito: la lotta al traffico illecito di opere d’arte è una priorità assoluta per garantire la giustizia e la salvaguardia della memoria collettiva.

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