Roma, mare fucsia: settantamila voci contro la violenza.

Un’onda fucsia ha inondato le strade di Roma, un fiume umano di settantamila voci che si sono levate contro la violenza di genere e le strutture patriarcali radicate.

Il corteo nazionale transfemminista di “Non una di Meno” ha incrociato il cuore della città, dai cancelli di Piazza della Repubblica fino alle imponenti porte di San Giovanni in Laterano, un percorso segnato da striscioni, bandiere e un coro incessante di slogan che scandivano il rifiuto di guerre e gerarchie obsolete.
Il silenzio, un monito collettivo, ha interrotto il brusio del corteo in Via Merulana, un momento di raccoglimento illuminato dalla luce tremula di candele e dall’eco struggente di “La Voglia, la Pazzia” di Ornella Vanoni, un omaggio a una voce che ha saputo incarnare la fragilità e la forza dell’animo femminile.

Parallelamente, un atto simbolico di rottura ha visto la distruzione di cartelli provenienti da associazioni che si oppongono al diritto all’aborto, un gesto che testimonia la complessità delle battaglie culturali in corso.

Le dichiarazioni del ministro Nordio, con la sua affermazione controversa sulla presunta resistenza genetica alla parità di genere, hanno incendiato il dibattito pubblico, generando indignazione e alimentando la mobilitazione.
Il suo successivo tentativo di minimizzare la portata della polemica, sostenendo di aver espresso un’opinione condivisa, non ha placato la rabbia di una società che rifiuta giustificazioni biologiche per disuguaglianze sociali.
La presenza di figure di spicco del mondo dello spettacolo, come Paola Cortellesi e Anna Foglietta, ha amplificato il messaggio di risolutezza e la richiesta di un cambiamento profondo.

Cortellesi ha espresso un profondo senso di scoraggiamento, mentre Foglietta ha denunciato l’inadeguatezza di approcci ideologici nella lotta contro la violenza, esortando ad agire senza filtri politici.
La manifestazione si è conclusa con cori e musica, accompagnata da un bilancio drammatico: settantotto femminicidi dall’inizio dell’anno, un numero che evidenzia l’urgenza di interventi strutturali e non di semplici proclami.

“La violenza patriarcale non è emergenza, è sistema” è stato il grido che ha riassunto la richiesta di un cambiamento radicale.

In un diverso contesto urbano, i ministri Roccella e Valditara hanno presentato “Corri Libera”, una marcia in programma il giorno successivo, un evento che ha già raccolto oltre cinquemila partecipanti.

L’iniziativa, presentata in un’atmosfera celebrativa, mira a promuovere la libertà e l’unione contro la violenza sulle donne.

Valditara ha espresso l’auspicio di un sentire comune tra le diverse forze politiche, invitando a mettere da parte le polemiche e ad impegnarsi in un percorso condiviso, a partire dall’educazione nelle scuole, per costruire una società del rispetto.
La dicotomia tra la mobilitazione transfemminista e l’iniziativa governativa rivela le diverse prospettive e approcci alla complessa sfida di sradicare la violenza di genere e promuovere una reale parità.
La battaglia continua, tra le strade e le aule, tra le parole e i fatti.

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