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sabato 25 Ottobre 2025

Salari: Divario tra Privato e Pubblico, Potere d’Acquisto in Calo.

L’analisi congiunturale relativa al secondo trimestre evidenzia una divergenza significativa nelle traiettorie delle retribuzioni contrattuali orarie tra il settore privato e quello pubblico.

Mentre le dinamiche salariali nel comparto privato mostrano un progressivo raffreddamento, con una decelerazione dell’incremento, il settore pubblico registra, al contrario, un’accelerazione.

Questa dicotomia si riflette nell’andamento complessivo delle retribuzioni, che a livello nazionale segnano un rallentamento a un incremento del 3,2% rispetto all’anno precedente.
Tale dato, sebbene apparentemente positivo, va interpretato alla luce di una realtà più complessa: i salari reali, depurati dall’inflazione, si collocano attualmente in una posizione significativamente inferiore ai livelli pre-pandemici del 2020, attestandosi in media ben otto punti percentuali al di sotto.

Questo divario, persistentemente ampio, sottende una perdita di potere d’acquisto per i lavoratori che, pur percependo salari nominalmente superiori, si trovano ad affrontare un costo della vita più elevato.
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio, nel suo rapporto di ottobre, sottolinea che questa situazione si presenta in un contesto economico caratterizzato da una stabilizzazione sia dell’inflazione che dei livelli di occupazione.

Questa apparente stabilità, tuttavia, non elimina la necessità di un’analisi più approfondita delle cause che alimentano la disparità tra i salari nominali e quelli reali.
Si ipotizzano diverse ipotesi, tra cui la persistenza di tensioni sull’offerta di lavoro in determinati settori, la diversa capacità di assorbimento dei costi salariali da parte delle imprese private rispetto a quelle pubbliche, e l’impatto delle politiche di sostegno al reddito introdotte durante la pandemia, che potrebbero aver distorto temporaneamente le dinamiche salariali.
La convergenza tra inflazione stabilizzata e occupazione in crescita suggerisce che la decelerazione delle retribuzioni potrebbe essere, almeno in parte, il risultato di un processo di aggiustamento dei mercati del lavoro, ma non esclude la possibilità di un’ulteriore erosione del potere d’acquisto se le dinamiche inflazionistiche dovessero riaccelerare o se le politiche salariali non dovessero adeguarsi alla reale capacità di reddito delle famiglie.
In conclusione, la situazione attuale richiede un monitoraggio costante e una valutazione accurata degli effetti delle politiche economiche, al fine di garantire una crescita inclusiva e sostenibile, che ponga al centro il benessere dei lavoratori e la ripresa del potere d’acquisto.

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