Nella quiete contemplativa della casa di reclusione di Spoleto, un raggio di speranza ha illuminato i cuori dei detenuti, grazie alla presenza della reliquia di Santa Rita, figura emblematica di perdono e riconciliazione.
L’evento, inserito nel contesto delle celebrazioni per l’Anno Santo della Speranza, ha visto l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons.
Renato Boccardo, presiedere momenti di preghiera solenni, in un’atmosfera di profonda commozione.
La reliquia, un frammento osseo custodito in una pietra proveniente dalla Casa Natale della Santa a Roccaporena di Cascia, rappresentava un legame tangibile con la storia di fede e resilienza.
Accompagnato dal pro-rettore del Santuario di Roccaporena, don Cristoforo Maria Bialosaw, mons.
Boccardo ha consegnato ai detenuti un dono atteso con ardore, come ha sottolineato il cappellano del carcere, padre Marco Antonio Maria Uras, esprimendo gratitudine per l’opportunità di accogliere un simbolo così potente.
La Liturgia della Parola ha ripercorso la vita di Rita, offrendo spunti di riflessione e ispirazione per un percorso di redenzione.
La direttrice del carcere, Bernardina Di Mario, il comandante della polizia penitenziaria, Pierpaolo Milanese, e l’équipe della Cappellania, insieme agli educatori e altri operatori, hanno condiviso questo momento di fede, testimoniando l’impatto profondo che la presenza della Santa può avere sulla comunità detentiva.
Rivolgendosi ai detenuti, mons.
Boccardo ha affermato di portare non un semplice amuleto, ma un segno tangibile dell’eredità spirituale di coloro che l’hanno preceduta.
Ha richiamato la sofferenza e le difficoltà che hanno segnato la vita di Rita, evidenziando la sua capacità di trascendere il dolore e perseguire il bene, in accordo con gli insegnamenti di San Paolo: fuggire il male, abbracciare il bene, evitare la vendetta personale e coltivare la pazienza nelle avversità.
L’arcivescovo ha invitato tutti, detenuti e persone libere, a interrogarsi sulla propria attitudine, riconoscendo la tendenza umana ad attrarsi verso il male, a giudicare gli altri con occhio severo e a ricercare vendetta.
Contrariamente a queste tendenze, Santa Rita incarna l’importanza di coltivare la purezza interiore, un valore che definisce l’uomo ben più delle sue azioni esteriori.
Mons.
Boccardo ha sottolineato che il passato appartiene alla misericordia divina, mentre il presente è il terreno su cui costruire il futuro.
Ha esortato i detenuti a superare i confini fisici del carcere, aprendo il proprio cuore a sentimenti positivi, un atto che valorizza la persona e offre nuove prospettive esistenziali.
Pur riconoscendo che le limitazioni e il peso del passato non scompaiono, è possibile intraprendere un percorso di rinnovamento interiore, costruendo un nuovo uomo.
Ribadendo che Santa Rita non compie miracoli, ma che solo Dio può farlo, l’arcivescovo ha evidenziato la potenza della sua intercessione presso il Padre.
La sua preghiera, infatti, porta dinanzi a Dio le nostre inquietudini e chiede il dono della misericordia e della pace.
Al termine della celebrazione, i detenuti hanno avuto l’opportunità di avvicinarsi singolarmente alla reliquia, in un gesto di venerazione personale e di profonda spiritualità, lasciandosi permeare dalla speranza e dalla forza di un esempio di fede incrollabile.








