Sardegna, allarme diabete: un progetto per la sanità partecipata

La Sardegna si confronta con una sfida sanitaria di rilevanza nazionale e internazionale: un’incidenza del diabete particolarmente alta, soprattutto nella forma 1, che la posiziona al vertice mondiale per la prevalenza in età pediatrica, condividendo questo primato con la Finlandia.

I dati più recenti, emersi dal 18° Italian Barometer Diabetes Summit e consolidati nel report IBDO Foundation in collaborazione con Istat e Coresearch, stimano una popolazione diabetica sarda superiore a 102.000 individui.

Questa situazione, già preoccupante per la sua dimensione complessiva, è ulteriormente aggravata da un tasso di ospedalizzazione per diabete non controllato che tocca quasi il 12,99%, un valore significativamente più alto rispetto alla media nazionale del 7,33% (dati Istat 2020).

Il quadro clinico emergente evidenzia anche delle criticità nell’accesso alle terapie innovative.

Il tempo medio di disponibilità di farmaci e dispositivi all’avanguardia per i pazienti sardi si estende per 6-7 mesi, un lasso di tempo considerevolmente più lungo rispetto alla media nazionale di 2-3 mesi, generando potenziali ritardi nell’ottimizzazione delle cure e nella gestione della malattia.

La necessità di accelerare questo processo è sottolineata dalle recenti iniziative legislative presentate in Consiglio Regionale, sia dalla maggioranza di centrosinistra che dall’opposizione di centrodestra, che denunciano l’impatto di questa lentezza, con quasi 130 nuove diagnosi annuali tra i bambini sardi e 1.400 minori in carico, per un’incidenza di 74 casi ogni 100.000 minori, nettamente superiore alla media nazionale.

Per affrontare questa complessa situazione, è stato lanciato a Cagliari il “Progetto pilota della Sanità partecipata”, un’iniziativa promossa dall’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Il progetto, realizzato con il contributo non condizionato di Abbott, si inserisce in un percorso più ampio volto a rafforzare il dialogo tra pazienti, associazioni di pazienti, operatori sanitari e amministrazioni regionali, al fine di migliorare la pianificazione e la valutazione dei servizi sanitari.

L’obiettivo primario è la promozione di forme di sanità partecipata, con un focus specifico sulla gestione del diabete e sull’ottimizzazione dell’accesso alle cure.
L’iniziativa si basa sul riconoscimento del ruolo cruciale delle associazioni di pazienti come attori chiave nella definizione delle priorità sanitarie e nella costruzione di percorsi di cura efficaci e centrati sul paziente.
Il modello di sanità partecipata, già implementato con successo in regioni come Lazio, Veneto, Campania e Toscana, coinvolge circa 400 associazioni attive nella programmazione dei servizi, nella definizione degli standard qualitativi e nella semplificazione delle procedure.
La Sardegna, quindi, rappresenta una tappa fondamentale in questo percorso di trasformazione, mirando a un sistema sanitario più reattivo e orientato alle reali esigenze dei pazienti affetti da diabete e altre patologie croniche.

L’evento inaugurale ha segnato l’inizio di un dialogo strutturato tra le associazioni pazienti e le autorità regionali, con l’ambizioso obiettivo di definire, entro il 2026, una tabella di marcia condivisa per un sistema sanitario realmente partecipativo e inclusivo.
Questo approccio innovativo, sottolinea Teresa Petrangolini, direttrice del Patient Advocacy Lab di Altems, è essenziale per garantire la sostenibilità del sistema sanitario e per affrontare le sfide emergenti con una prospettiva olistica e partecipata.
L’iniziativa si prefigge di creare un nuovo paradigma di cura, in cui la voce del paziente non sia un elemento marginale, ma il fulcro attorno al quale costruire un futuro sanitario più equo e personalizzato.

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