La stagione lirica del Teatro alla Scala si apre il 7 dicembre con un gesto che trascende la semplice tradizione: la programmazione de *Una Lady Macbeth del distretto di Mtsensk* di Dmitrij Šostakovič, un’opera complessa e cruciale nel panorama del Novecento, affidata per l’ultima volta al bacchetto del Direttore Musicale Riccardo Chailly.
Più che un atto di coraggio, si tratta di un’esigenza culturale, un recupero di un capolavoro che per decenni ha subito la censura e la manipolazione ideologica.
L’opera, composta nel 1934 da un giovane Šostakovič, fu accolta con entusiasmo fino a quando non suscitò l’ira di Stalin. La reazione del dittatore, tradotta in una feroce recensione sulla *Pravda*, segnò l’inizio di un lungo periodo di oblio per *Lady Macbeth*, un’opera che, con la sua drammaticità e la sua irriverenza, sfidava l’ideologia dominante.
La narrazione, incentrata su una donna intrappolata in un matrimonio senza amore, che premedita l’omicidio del suocero e del marito, e che alla fine confessa il delitto, non poteva essere conciliata con la retorica del regime.
In seguito, Šostakovič, costretto a conformarsi, ne commissionò una versione “attenuata”, *Katerina Izmailova*, che pur mantenendo il nucleo narrativo, ne stemperava la carica dirommenta.
La forza di *Lady Macbeth* risiede nella sua musica, un mosaico di stili e registri, capace di passare dall’ironia più mordace alla profonda tenerezza, dalla violenza più brutale alla tragedia più commovente.
Il regista Vasily Barkhatov, in accordo con Chailly, ha scelto di liberare l’opera dai cliché tradizionali, ambientandola in una città sovietica degli anni ’50, un contesto che amplifica il contrasto tra l’opulenza di alcuni ambienti e la miseria di altri, svelando le contraddizioni di una società segnata da profonde disuguaglianze.
Sara Jakubiak, interprete del ruolo di Katerina, è stata definita da Chailly come una forza della natura, un’energia prorompente che invita il pubblico a prepararsi per un’esperienza intensa.
La scelta dell’opera, lungi dall’essere un’affermazione femminista, si inserisce in una riflessione più ampia sulla rappresentazione femminile nel melodramma, a partire dall’Orfeo di Monteverdi, evidenziando come le figure femminili, spesso, siano portatrici di una profondità psicologica e di una complessità morale che le rende protagoniste indimenticabili.
La programmazione de *Lady Macbeth* sottolinea, inoltre, il rapporto storico e profondo che lega il Teatro alla Scala alla cultura russa, un legame che ha saputo superare le turbolenze politiche e ideologiche, confermando come la musica sia un linguaggio universale, capace di trascendere le barriere ideologiche.
L’auspicio è che questo segnale possa contribuire a un rapido ritorno alla pace, anche in considerazione del conflitto in Ucraina.
La Prima del Teatro alla Scala, come sempre, assume una valenza politica, che va al di là dell’allestimento scenico, coinvolgendo il pubblico e riflettendo le dinamiche del potere.
L’assenza del Presidente della Repubblica Mattarella, della Presidente del Consiglio Meloni e del Presidente del Senato La Russa, compensata dalla presenza del Ministro della Cultura Giuli, non diminuisce l’importanza dell’evento.
La trasmissione in diretta su Rai1, Rai3 e Radio 3, unitamente alla diffusione internazionale grazie a RaiCom, conferma l’importanza dell’evento come ambasciatore della cultura italiana nel mondo, testimoniando l’eccellenza scaligera e il suo ruolo di modello di equilibrio tra sostegno pubblico e privato, riconosciuto e apprezzato da partner prestigiosi come Allianz, Edison, Bmw e Rolex.
*Lady Macbeth* rappresenta un pilastro del Novecento musicale e una delle più grandi opere mai concepite, un monumento alla potenza e alla fragilità dell’animo umano.
Con la speranza di una stagione ricca di emozioni e scoperte, si augura un futuro prospero al Teatro alla Scala e a tutti coloro che ne animano la vita.






