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venerdì 7 Novembre 2025

Scontro al Campus Einaudi: studenti divisi su Piemove

La mattinata al Campus Einaudi dell’Università di Torino si è aperta con un episodio di forte contrasto, evidenziando le profonde spaccature ideologiche che attraversano la comunità studentesca.

Un tentativo di bloccare l’attività di sensibilizzazione del Fuan – Azione Universitaria, volto a promuovere l’iniziativa regionale “Piemove”, si è scontrato con la mobilitazione di collettivi studenteschi legati ai centri sociali Askatasuna e Cambiare Rotta.
“Piemove”, un programma promosso dalla Regione Piemonte, offre un abbonamento gratuito ai mezzi pubblici per un anno agli studenti universitari under 26 residenti nei capoluoghi piemontesi (Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Torino e Vercelli), mirando a facilitare l’accesso all’istruzione e a incentivare la mobilità sostenibile.
L’iniziativa, apparentemente a favore degli studenti, è diventata terreno di scontro per la sua percezione ideologica.

La scena ha visto fronteggiarsi circa venti militanti di Fuan e un gruppo più consistente, stimato in una cinquantina, proveniente dai collettivi studenteschi.

La tensione è rapidamente cresciuta, sfociando in alcuni contatti fisici prima del rapido intervento delle forze dell’ordine, che hanno agito per prevenire un’escalation del conflitto.
Le dichiarazioni successive hanno acceso un dibattito acceso.

I rappresentanti del Fuan hanno denigrato i collettivi studenteschi legati ai centri sociali, accusandoli di ostacolare l’accesso a un servizio pensato per gli studenti e di farlo in nome di un’ideologia “antifascista militante” considerata estraniante.
Hanno inoltre sottolineato come l’azione dimostri una preoccupazione ideologica che oscura il beneficio concreto per gli studenti.
Al contrario, i collettivi hanno probabilmente interpretato l’iniziativa “Piemove” come un tentativo di cooptazione da parte delle istituzioni regionali, un’operazione di propaganda che, a loro avviso, non affronta le vere problematiche che affliggono la vita studentesca, come le difficoltà economiche, l’accesso alla didattica e le disuguaglianze sociali.

L’ostentata gratuità, in questa ottica, potrebbe celare compromessi e scelte politiche discutibili.

Il Fuan ha inoltre enfatizzato il proprio successo elettorale alle ultime elezioni universitarie, sottolineando come le proprie proposte abbiano riscosso un consenso maggiore rispetto a quello di altre sigle studentesche, inclusi i movimenti tradizionalmente più radicati nel panorama universitario.

Questo successo è stato interpretato come un segnale del crescente disinteresse per le posizioni estreme e una preferenza per soluzioni pragmatiche e orientate al concreto miglioramento delle condizioni di vita degli studenti.
L’episodio solleva interrogativi complessi riguardo alla polarizzazione del dibattito politico all’interno delle università, alla percezione delle iniziative pubbliche e alla rappresentatività delle diverse sigle studentesche.
La gestione di spazi universitari, il ruolo dei centri sociali, e la definizione stessa di “antifascismo” emergono come elementi centrali di una frattura più ampia che riflette le contraddizioni e le tensioni della società italiana.

La vicenda, al di là della narrazione conflittuale, potrebbe stimolare una riflessione più ampia sul ruolo dell’università come spazio di confronto, dibattito e, soprattutto, di crescita civile.

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