La proposta di soppressione di nove Autonomie scolastiche in Sardegna, contenuta nella bozza delle Linee guida per la programmazione della rete scolastica e dell’offerta formativa 2026/2027, solleva profonde preoccupazioni e richiede un’urgente revisione da parte della Giunta regionale.
Cgil e Flc Cgil regionali esprimono una ferma opposizione a questa iniziativa, definendola un’azione miope e penalizzante per l’istruzione pubblica nell’Isola.
L’azione proposta non può essere interpretata come una mera riorganizzazione amministrativa, ma come un attacco strutturale al tessuto scolastico sardo, che ignora le peculiarità geografiche, sociali ed economiche che lo caratterizzano.
La Sardegna, con la sua frammentazione territoriale e la presenza di comunità isolate, necessita di un modello scolastico flessibile e capillare, capace di garantire a tutti gli studenti, indipendentemente dal luogo di residenza, pari opportunità di accesso a un’istruzione di qualità.
La riduzione del numero di Autonomie scolastiche, da 232 a 223, rischia di compromettere questa capacità, creando barriere aggiuntive per le famiglie e il personale scolastico.
L’imposizione di tagli lineari, apparentemente dettati da un decreto ministeriale (n. 124 del 30 giugno), dimostra una mancanza di sensibilità verso le specifiche esigenze del territorio sardo, un atteggiamento che contrasta con gli sforzi di altre regioni che stanno attivamente richiedendo deroghe a tali direttive nazionali.
La Giunta regionale, in questo contesto, ha la responsabilità politica di difendere le istanze della Sardegna, rivendicando un approccio più personalizzato e attento alle sue caratteristiche uniche.
Per i sindacati, la vera sfida è rafforzare la scuola pubblica sarda attraverso investimenti mirati e lungimiranti, che riconoscano il ruolo cruciale che le istituzioni scolastiche svolgono nelle aree più vulnerabili e marginalizzate.
In queste zone, la scuola non è solo un luogo di apprendimento, ma un presidio fondamentale di inclusione sociale, un motore di sviluppo e un’ancora di speranza per le giovani generazioni.
La soppressione di scuole, al contrario, rischia di esacerbare le disuguaglianze, di limitare le opportunità e di compromettere il futuro di intere comunità.
La promessa di risorse finanziarie aggiuntive per le scuole accorpate appare un palliativo insufficiente, un tentativo di mascherare una decisione che si rivelerà profondamente dannosa per l’intero sistema educativo sardo.
La qualità dell’offerta formativa, la vicinanza agli studenti e alle famiglie, la capacità di rispondere in modo efficace alle esigenze specifiche del territorio: questi sono i valori che rischiano di essere compromessi da una politica scolastica miope e priva di visione.
Cgil e Flc Cgil si impegnano a sostenere attivamente la difesa della scuola pubblica sarda, mobilitando il personale scolastico, le famiglie e gli enti locali in un fronte comune per contrastare questa decisione inaccettabile.
È imperativo che la Giunta regionale ripensi la propria posizione e scelga di difendere il futuro dell’istruzione nell’Isola.







