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sabato 15 Novembre 2025

Sentenza Athena: Mafia e Politica a Paternò, Condanne per 156 Anni

Un’Organizzazione Criminale Radicata nel Tessuto Sociale: La Sentenza Athena e le Dinamiche di Potere a PaternòUn’operazione giudiziaria di ampio respiro, denominata Athena, ha portato alla condanna di quattordici imputati con pene complessive che superano i centocinquantasei anni di reclusione, segnando un punto fermo nella lotta alla criminalità organizzata nel catanese.
Il Tribunale di Catania, presieduto dal giudice Anna Maria Cristaldi, ha emesso una sentenza significativa, celebrata con rito abbreviato, che getta luce su una complessa rete di relazioni tra affari illeciti, politica locale e controllo del territorio.
L’inchiesta, orchestrata dai magistrati Ignazio Fonzo, Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti, ha disvelato il modus operandi di un’organizzazione criminale riconducibile alla cosca Morabito-Rapisarda, storicamente legata al clan Laudani, che esercitava un controllo pervasivo su Paternò e le aree circostanti.

L’associazione è accusata di associazione mafiosa, traffico e spaccio di stupefacenti, turbativa d’asta aggravata da metodo mafioso e corruzione, reati che testimoniano la sua capacità di influenzare e condizionare le istituzioni e l’economia locale.
Il quadro indiziario si estende a esponenti politici di spicco, tra cui il sindaco Antonino Naso, eletto nel 2022, e due ex assessori, Pietro Cirino e Salvatore Comis, coinvolti in un presunto scambio elettorale politico-mafioso.
L’accusa ipotizza un patto con due figure chiave della cosca, Vincenzo Morabito e Natale Benvenga, che ha permesso all’organizzazione di consolidare il proprio potere e garantire l’impunità delle proprie attività.

Le origini dell’indagine risalgono a una denuncia di un imprenditore locale, vittima di minacce finalizzate a estorcere il ritiro di un terreno dalla vendita all’asta.

Questa denuncia ha innescato un’indagine più ampia che ha rivelato il sistema di controllo delle aste giudiziarie di immobili nelle province di Catania e Siracusa.

La cosca Morabito-Rapisarda, attraverso l’intimidazione e la violenza, manipolava le procedure competitive, garantendo ai propri “clienti” l’acquisto o il rientro in possesso dei beni contesi.

I profitti derivanti da queste operazioni illecite, stimati in ingenti somme, venivano condivisi con il gruppo Assinata, un’articolazione della famiglia Santapaola-Ercolano di Cosa Nostra catanese, consolidando un accordo di “coabitazione” tra i clan per la gestione congiunta di attività criminali.
Oltre al controllo delle aste, l’organizzazione si dedicava al traffico e allo spaccio al dettaglio di sostanze stupefacenti, alimentando un mercato illegale e contribuendo alla criminalità diffusa.
Le condanne inflitte dal giudice Cristaldi riflettono la gravità dei reati contestati e la pericolosità dell’organizzazione criminale.

Adriano Apolito ha ricevuto 14 anni, Natale Benvenga 17 anni e 8 mesi, Filippo Cunsolo 10 anni, Vincenzo Cunsolo 7 anni e 4 mesi, Francesco Di Perna 6 anni e 8 mesi, Vincenzo Morabito 15 anni e 4 mesi, Carmelo Oliveri 10 anni, Emanuele Salvatore Pennisi 14 anni e 8 mesi, Andrea Rapisarda 10 anni e 8 mesi, Antonino Rapisarda 20 anni, Vincenzo Rapisarda 10 anni e 8 mesi, Andrea Sinatra 20 anni, Angelo Spatola 8 anni e Carmelo Verzì 7 anni e 4 mesi.
La sentenza Athena rappresenta un importante passo avanti nella lotta alla mafia, ma sottolinea anche la necessità di un impegno costante e coordinato per smantellare le reti criminali e contrastare la corruzione, al fine di garantire la legalità e la sicurezza dei cittadini.

L’inchiesta pone interrogativi cruciali sul rapporto tra politica, affari e criminalità organizzata, evidenziando la fragilità delle istituzioni e la necessità di rafforzare i meccanismi di controllo e trasparenza.

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