Il Tribunale per le Misure Cautelari di Brescia ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Domenico Aiello, annullando il secondo decreto di sequestro preventivo che aveva colpito i dispositivi informatici – telefoni cellulari, computer e supporti di memorizzazione – in possesso dell’ex Procuratore Penale di Pavia, Mario Venditti.
Questa decisione si aggiunge a un precedente annullamento, datato 17 ottobre, che aveva già invalidato il primo provvedimento cautelare eseguito il 26 settembre.
La vicenda giuridica intricata, che vede Venditti indagato nell’ambito del filone processuale relativo al cosiddetto “caso Garlasco”, lo accusa specificamente di corruzione in atti giudiziari.
L’inchiesta, che si è sviluppata nel tempo, ha portato a una serie di perquisizioni e sequestri mirati a ottenere prove di illeciti presunti.
L’annullamento del secondo decreto di sequestro, così come quello precedente, solleva interrogativi significativi sul corretto bilanciamento tra la necessità di acquisire elementi probatori in un’indagine complessa e la tutela dei diritti fondamentali dell’indagato.
I giudici bresciani, nel riesaminare i provvedimenti, hanno apparentemente rilevato delle carenze motivazionali o vizi procedurali che hanno reso illegittimi i sequestri preventivi.
È importante sottolineare che l’annullamento non implica necessariamente l’assoluzione di Venditti, ma limita temporaneamente la possibilità per la Procura di accedere alle informazioni contenute nei dispositivi sequestrati.
L’indagine, pur con queste limitazioni, rimane in corso e la Procura dovrà valutare se presentare ulteriori ricorsi o procedere con altre strategie investigative.
La vicenda, inoltre, apre un dibattito più ampio sulla delicatezza delle indagini che coinvolgono magistrati, dove la presunzione di innocenza e il diritto alla riservatezza assumono un’importanza ancora maggiore.
Il ruolo del Tribunale per le Misure Cautelari, chiamato a vigilare sul rispetto dei diritti garantiti dalla Costituzione durante le indagini, risulta centrale in questi contesti particolarmente sensibili.
La decisione del Riesame bresciano, nel suo complesso, rimette in discussione la proporzionalità delle misure cautelari disposte e sottolinea la necessità di una rigorosa valutazione dei presupposti che ne giustificano l’adozione, soprattutto quando si tratta di figure istituzionali.








