Un’articolata rete di traffico internazionale di cocaina è stata smantellata dalle Fiamme Gialle di Perugia, in seguito a un’indagine complessa e pluriennale che ha portato all’applicazione di misure cautelari nei confronti di quattro individui.
L’operazione, frutto del lavoro congiunto della Sezione di Operazioni Anto-Drugo (GOA) e del Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata (GICO) del Nucleo di Polizia Economica e Finanziaria, ha rivelato la presenza di un sofisticato sodalizio piramidale radicato nel territorio perugino, con ramificazioni che si estendono fino ai Paesi Bassi e al Belgio.
L’inchiesta, innescata da un episodio di spaccio, si è sviluppata attraverso un intreccio di intercettazioni telefoniche e ambientali, sofisticati sistemi di localizzazione satellitare e tradizionali tecniche di osservazione e pedinamento.
Questi strumenti hanno permesso agli investigatori di ricostruire una struttura criminale caratterizzata da un’elevata capacità di elusione delle autorità.
Al vertice del sodalizio, secondo gli accertamenti, si trovava un cittadino di origine albanese, presunto coordinatore delle attività di approvvigionamento e distribuzione di ingenti quantità di cocaina.
La struttura organizzativa si avvaleva di una serie di complici, anch’essi di nazionalità albanese e un cittadino italiano, che operavano tra Perugia, Grosseto e i paesi bassi, creando una catena logistica complessa e difficile da intercettare.
Per garantire la segretezza delle comunicazioni, i membri del gruppo facevano ricorso a dispositivi telefonici non tracciabili, i cosiddetti “criptofonini”.
Questi apparecchi, operanti su server esteri, rendevano pressoché impossibile l’intercettazione delle conversazioni, grazie alla possibilità di resettare i dati in caso di tentativi di accesso non autorizzati.
La capacità di “pulire” le comunicazioni rappresentava un elemento cruciale per la continuità delle attività illecite.
Ulteriori accorgimenti erano stati adottati per occultare le operazioni di stoccaggio e confezionamento della droga.
Il taglio e la pesatura della cocaina avvenivano in camere d’albergo, ambienti temporanei e difficilmente rintracciabili.
Per i movimenti di persone e merce, il gruppo utilizzava un sistema di autovetture “clonate”, veicoli frutto di furto, con telaio alterato e targhe contraffatte.
Queste vetture, spesso identiche nel modello e nel colore a quelle in circolazione legalmente, consentivano di muoversi indistintamente nel traffico, eludendo i controlli delle forze dell’ordine.
La denuncia di infrazioni al codice della strada commesse dai proprietari delle auto originali, ignari del furto e della contraffazione, ha fornito un indizio fondamentale per l’identificazione del modus operandi.
Nel corso dell’indagine sono stati documentati oltre 800 episodi di spaccio, culminati nell’arresto in flagranza di sei persone e nel sequestro di circa 3 chilogrammi di cocaina, oltre a 80.000 euro in contanti.
Sono state inoltre recuperate e restituite ai legittimi proprietari cinque autovetture rubate e dotate di targhe contraffatte, mentre altre cinque sono state sottoposte a sequestro in attesa di ulteriori accertamenti.
L’operazione dimostra come sofisticate tecniche di elusione vengano utilizzate per veicolare il traffico di droga, rendendo essenziale un approccio investigativo multidisciplinare e tecnologicamente avanzato.






