La decisione di sospendere la conferenza “Democrazia in tempo di guerra”, originariamente programmata per il 9 dicembre presso il Teatro Grande Valdocco di Torino, riflette una complessa valutazione in merito all’identità del teatro stesso e ai principi che regolano l’accoglienza di eventi culturali.
L’Oratorio Salesiano San Francesco di Sales, ente promotore dell’iniziativa, ha comunicato la decisione tramite una nota, sottolineando come la scelta non sia stata presa alla leggera.
L’annullamento, lungi dall’essere una semplice rinuncia, esprime una riflessione più ampia sul ruolo del teatro all’interno della comunità e sulle responsabilità che ne derivano.
Si tratta di un luogo di incontro e di confronto, ma anche di un’istituzione con una propria missione e valori da tutelare.
L’Oratorio, in quanto custode di tali valori, ha ritenuto che la conferenza, nella sua formulazione attuale, non si integrasse pienamente con questa visione.
La presenza di relatori di spicco come il professor Angelo D’Orsi e Alessandro Barbero, esperti di storia e di dinamiche conflittuali, aveva suscitato un notevole interesse.
Tuttavia, la discussione che si sarebbe sviluppata, toccando temi sensibili e potenzialmente divisivi, solleva interrogativi sulla capacità di creare uno spazio di dialogo costruttivo e rispettoso, coerente con l’impegno dell’Oratorio verso la promozione della concordia e della crescita civile.
L’annullamento non implica una censura o un rifiuto del dibattito intellettuale.
Al contrario, evidenzia la necessità di ricercare modalità più adatte a veicolare argomenti complessi come quelli legati alla democrazia e alla guerra, garantendo al contempo un confronto equilibrato e inclusivo.
Si apre così la possibilità di ripensare l’evento, magari ridimensionandolo, focalizzandolo su aspetti più specifici o proponendolo in un formato diverso, che possa favorire un’interazione più ampia e partecipata.
La decisione, pur suscitando comprensibili disappunti, è un invito a riflettere sul ruolo delle istituzioni culturali e sulla loro capacità di conciliare l’apertura al dibattito con la salvaguardia dei propri principi fondanti.
Si tratta di un esercizio di responsabilità che mira a preservare la centralità del teatro come luogo di crescita e di confronto civile, promuovendo un dialogo costruttivo e rispettoso delle diverse sensibilità presenti nella comunità.
La speranza è che, in futuro, si possa tornare a ospitare un evento di tale rilevanza, in un contesto che ne valorizzi appieno il potenziale formativo e stimolante.





