L’elezione del sindaco Antonio Nicoletti (centrodestra), avvenuta il 9 giugno, non ha risolto la contesa che avvolge l’Assemblea comunale di Matera, rimanendo bloccata sull’insediamento del Presidente del Consiglio.
La seduta odierna, come le precedenti, si è conclusa senza l’avvio della votazione, a causa dell’assenza dei consiglieri di opposizione, i quali hanno deliberatamente lasciato l’aula, privando l’organo di rappresentanza della Città dei Sassi del *quorum* costitutivo – ventidue membri, come prescritto dal regolamento interno.
Questa impasse rivela una profonda frattura politica, ben al di là di una mera difficoltà procedurale.
La minoranza, in un gesto di protesta, contesta fermamente la candidatura di Augusto Toto (Fratelli d’Italia), proposta dalla maggioranza come Presidente del Consiglio.
L’opposizione denuncia una manovra preordinata, un’imposizione dall’alto priva di qualsiasi reale confronto dialettico e di condivisione tra le forze politiche presenti in Consiglio.
Si percepisce, dunque, una critica radicale al metodo di selezione, più che alla figura del candidato stesso, implicando una mancanza di trasparenza e un deficit di inclusione nel processo decisionale.
L’atmosfera tesa e conflittuale è stata paradossalmente interrotta da un momento di celebrazione istituzionale: la proiezione di un video commemorativo che rievocava il significativo riconoscimento internazionale ottenuto da Matera il 9 dicembre 1993 a Cartagena (Colombia).
L’inserimento dei Sassi e del Parco delle Chiese Rupestri nella lista dei siti patrimonio dell’UNESCO rappresenta un capitolo cruciale nella storia della città, un’eredità culturale e identitaria che trascende le divisioni politiche interne e testimonia il valore universale del suo patrimonio.
Tuttavia, il contrasto tra l’immagine di una città riconosciuta a livello mondiale per la sua unicità e la situazione attuale di stallo politico in Consiglio comunale è lampante, evidenziando una potenziale dissonanza tra l’orgoglio per le conquiste del passato e le sfide del presente.
La vicenda solleva interrogativi sulla capacità delle istituzioni locali di gestire il proprio ruolo di custodi di un bene comune di tale portata, interrogativi che risuonano nel cuore di una comunità desiderosa di progresso e di una governance inclusiva e partecipata.
L’azzeramento della proposta in discussione, richiesto dall’opposizione, appare quindi come un tentativo di ristabilire un clima di dialogo e di ripristinare un processo decisionale più equo e trasparente, al fine di garantire una gestione efficace e condivisa delle responsabilità che gravano sull’amministrazione comunale.






