Sudario per Gaza: 18.000 nomi, un grido di pace da Spello.

Un velo di lino, un sudario monumentale di venticinque metri, si è dispiegato a Spello, trasformando lo spazio in un’eco silenziosa di straziante memoria.

Sopra la sua superficie immacolata, più di diciottomila nomi – nomi di infanti, bambini e adolescenti strappati alla vita a Gaza – si presentano in stampatello, una litania dolorosa di vite spezzate.

L’evento, inaugurato con un momento di raccoglimento nel centro Ca’ Rapillo, è il cuore pulsante della seconda giornata dell’assemblea del Coordinamento nazionale delle comunità accoglienti (Cnca).
L’opera, frutto di un’imponente partecipazione collettiva, trascende la semplice realizzazione artistica.

“Scrivere un nome è stato un atto d’amore, un gesto di pietà e profonda connessione umana,” afferma Ivan Marin, referente di Carnia per la pace e ideatore dell’iniziativa.

Le sue parole, cariche di emozione, evocano immagini di madri in lacrime, insegnanti che riconoscono nei nomi i volti dei loro studenti, un coro di voci unite nel dolore e nella speranza.

L’esperienza ha favorito un intenso scambio di pensieri ed emozioni, tessendo un legame di solidarietà tra i partecipanti.
L’idea del sudario affonda le radici in un viaggio cruciale del 2014, parte di una missione della delegazione “Per non dimenticare il diritto al ritorno”.

Marin descrive l’esperienza come un’immersione in una “prigione a cielo aperto”, un campo di concentramento dove Israele esercita un controllo pervasivo su Gaza, dalla terra al mare.
La descrizione va oltre la semplice limitazione della libertà di movimento, evidenziando la precarietà esistenziale imposta alla popolazione, con un razionamento costante delle risorse di base che rende impossibile una vita dignitosa.

Il sudario non è un’opera statica, ma un invito all’azione.
La comunità è invitata a contribuire con scritti, poesie, testi e riflessioni, che verranno pubblicati, con i proventi destinati a sostegno della comunità palestinese, seguendo le indicazioni ricevute direttamente.

L’indirizzo carniaperlaapace@gmail.com si apre come un ponte, un canale di comunicazione tra mondi, un invito a condividere la propria voce e contribuire a un cambiamento.

La giornata di apertura è stata contrassegnata dall’intervento di Caterina Pozzi, presidente del Cnca, durante la tavola rotonda “Abitare le contraddizioni”.

La sua riflessione sulla domanda “Che voce hai perso per sopravvivere?” sottolinea l’importanza cruciale delle scelte etiche e politiche che guidano l’operato delle organizzazioni di accoglienza.

Comprendere il significato profondo di queste scelte significa affrontare le contraddizioni intrinseche alla realtà, trovando un senso duraturo nell’impegno umanitario e nella difesa dei diritti fondamentali.

La domanda non si riferisce solo alla perdita di una voce individuale, ma alla perdita collettiva di valori e principi di fronte alle ingiustizie e alle disuguaglianze.

È un appello a ritrovare quella voce, a farla risuonare forte per dare voce a chi non ne ha, per costruire un futuro di pace e giustizia.

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