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martedì 18 Novembre 2025

Sulcis Iglesiente: Operai in protesta, un grido d’allarme dall’alto.

Nel cuore del Sulcis Iglesiente, una macroregione che riflette le ferite profonde di un’economia in stallo e costantemente esposta a dinamiche socio-economiche precarie, si manifesta con nuova urgenza una protesta disperata.
Quattro lavoratori dell’Eurallumina, un’azienda cruciale per l’identità industriale e la sopravvivenza di intere comunità, hanno intrapreso una formidabile azione di disobbedienza civile, scalando un silos a un’altezza vertiginosa di 40 metri.
Il gesto, condiviso e amplificato dal sostegno di tutti i colleghi e dalla compattezza sindacale, trascende la mera rivendicazione salariale, configurandosi come un grido d’allarme per la salvaguardia di un futuro occupazionale appeso a un filo.
La situazione è il risultato di una complessa rete di fattori geopolitici ed economici.
L’Eurallumina, come parte del gruppo russo Rusal, si trova inevitabilmente nel mirino delle sanzioni imposte dall’Unione Europea nei confronti della Russia.

Queste misure, pur rispondendo a logiche di politica internazionale, proiettano la loro ombra sulle vite di migliaia di persone, amplificando fragilità già esistenti.
Il controllo esercitato dal Comitato di Sorveglianza Finanziaria del Ministero dell’Economia e delle Finanze, pur volto a garantire la trasparenza e la conformità normativa, non può da solo risolvere la problematica.
La protesta non si limita a una richiesta di garanzie immediate, ma solleva interrogativi fondamentali sul ruolo dell’industria pesante in aree marginali, sulla dipendenza da mercati internazionali volatili e sulla responsabilità sociale delle multinazionali.
Essa esprime una profonda frustrazione per la sensazione di essere pedine in un gioco più grande, dove decisioni prese a livello globale possono determinare la perdita di posti di lavoro e la disintegrazione di tessuti sociali.
L’azione dei lavoratori incarna una forma di resistenza silenziosa, un atto di dignità di fronte all’incertezza e alla precarietà.

Non si tratta solo di operai che lottano per il proprio sostentamento, ma di custodi di un sapere artigianale e industriale, di testimoni di una storia di lavoro e di comunità che rischia di essere dimenticata.
La loro protesta è un appello all’attenzione del governo, delle istituzioni europee e dell’opinione pubblica, affinché si interviene a favore di un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo, che ponga al centro le persone e il territorio, e non solo il profitto.

La questione non è semplicemente economica, ma etica e politica, e richiede risposte immediate e durature.

Il futuro del Sulcis Iglesiente, e forse di altre aree marginali d’Italia, dipende dalla capacità di ascoltare questo grido d’allarme.

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