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Sull’orlo dell’abisso: la letteratura interroga il nostro futuro.

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L’inquietudine del presente si riversa inevitabilmente nella letteratura, alimentando un dibattito complesso e angosciante: siamo sull’orlo dell’abisso, destinati all’oblio, o esiste ancora un margine di manovra per riscrivere il nostro futuro? L’anno che si apre si configura come un palcoscenico per riflessioni esistenziali dirompenti, opere che sondano le profondità della solitudine umana, amplificata da dinamiche globali sempre più complesse e destabilizzanti.
La proliferazione di saggi e narrazioni che immaginano scenari apocalittici – conflitti armati in escalation, l’ascesa incontrollata dell’intelligenza artificiale, le conseguenze catastrofiche del cambiamento climatico – testimonia una crescente consapevolezza della fragilità della nostra civiltà.
Ma in questo panorama cupo, emergono voci che rifiutano la rassegnazione.

Intellettuali e artisti si rivolgono a vie alternative, riscoprendo e valorizzando pratiche ancestrali, rituali dimenticati e connessioni profonde con la natura.
Non si tratta di negare le sfide che ci attendono, bensì di recuperare un senso di appartenenza, di significato e di speranza, perduto in un mondo dominato dalla tecnologia e dalla competizione.

L’esplorazione di queste “abitudini poetiche”, come potrebbero essere definite, rappresenta un atto di resistenza, un tentativo di riconnettersi con la bellezza e la resilienza insite nell’esperienza umana.

Il confronto tra queste due tendenze – l’analisi lucida e spesso impietosa dei rischi che incombono sull’umanità e la ricerca di rimedi attraverso un ritorno alle radici e alla saggezza del passato – non è una dicotomia, ma un dialogo necessario.
Entrambe le prospettive, se affrontate con onestà intellettuale e apertura mentale, possono illuminare il nostro cammino verso un futuro più sostenibile e significativo.

La letteratura, in questo senso, si erge a specchio e a bussola, invitandoci a confrontarci con le nostre paure, a coltivare la speranza e a trovare la forza di agire, anche di fronte all’incertezza.

La vera sfida non è tanto prevedere il futuro, quanto prepararsi ad affrontarlo con coraggio, compassione e creatività.

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