La tragica scomparsa di Tania Bellinetti, la 47enne trovata senza vita a Bologna l’8 aprile, precipitando dal balcone del suo appartamento in via Tolstoj, si rivela ora, alla luce delle indagini condotte dalla Procura bolognese, non un evento isolato, ma l’esito devastante di un protratto e sistematico regime di violenza psicofisica perpetrato dall’ex compagno, Selmi Faiez.
Il pubblico ministero Marco Forte ha concluso le indagini, formulando accuse gravissime che configurano un omicidio preterintenzionale aggravato dalla pregressa storia di maltrattamenti, un quadro che dipinge una relazione tossica e distruttiva.
La ricostruzione della vicenda mette in luce una relazione, iniziata nel 2019, costellata di episodi di violenza che hanno ripetutamente sfiorato la soglia della legalità, portando in almeno tre occasioni all’attivazione del cosiddetto “codice rosso”, con conseguenti arresti in flagranza.
Faiez aveva già ricevuto una condanna definitiva per maltrattamenti nei confronti di Bellinetti e, più recentemente, una condanna in primo grado per stalking, con una pena di due anni e sei mesi.
Queste condanne, purtroppo, non sono riuscite a interrompere il ciclo di abusi, ma sembrano aver contribuito a inasprire il controllo ossessivo dell’uomo sulla donna.
Gli inquirenti hanno delineato un quadro di comportamenti abituali e reiterati, mirati a ledere l’integrità fisica e morale di Bellinetti, relegandola in una condizione di sofferenza psicologica profonda e umiliante.
La donna, intrappolata in una spirale di paura e dipendenza emotiva, aveva sporto denunce che, pur avendo portato a provvedimenti restrittivi, non sono riusciti a garantire una protezione adeguata.
L’emissione, a dicembre del 2024, di una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere, a seguito di un’ulteriore denuncia, evidenzia la persistenza e l’intensità del pericolo.
Paradossalmente, nel corso del 2025, Faiez è tornato a convivere con Bellinetti, circostanza che rivela un fallimento del sistema di tutela e una pericolosa sottovalutazione del rischio.
L’8 aprile, giorno della tragedia, l’ennesimo alterco, deducibile dallo stato di disordine in cui versava l’appartamento – mobili distrutti, oggetti sparsi – ha tragicamente culminato con la caduta della donna.
Prima di morire, Bellinetti aveva espresso il suo profondo stato di prostrazione attraverso telefonate disperate a persone care, testimoniando la sua angoscia e la sua vulnerabilità.
L’uomo, 37 anni, è stato arrestato a luglio in Francia, dove si era rifugiato dopo la fuga, ed è assistito dall’avvocato Roberto D’Errico.
I familiari di Bellinetti sono rappresentati dagli avvocati Antonio Petroncini e Chiara Rinaldi, che si stanno impegnando per far luce sulla vicenda e per assicurare alla giustizia i responsabili.
Il caso Bellinetti solleva interrogativi urgenti sulla necessità di rafforzare i meccanismi di prevenzione e protezione delle vittime di violenza domestica, di garantire un’applicazione più rigorosa delle misure cautelari e di promuovere una cultura del rispetto e della parità di genere.
La tragica morte di Tania Bellinetti non deve essere dimenticata, ma deve fungere da monito per evitare che simili tragedie si ripetano.






