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venerdì 21 Novembre 2025

Taranto, siderurgia al collasso: crisi profonda e futuro da salvare.

La vertenza siderurgica di Taranto, erede complessa di quella che un tempo fu l’Ilva, si trova oggi sull’orlo di una crisi profonda, con implicazioni che vanno ben oltre i confini industriali per investire il tessuto sociale ed economico di un intero territorio.
La drammatica situazione, che rischia di scaricare su migliaia di lavoratrici e lavoratori il peso di scelte politiche e gestionali incerte, necessita di un intervento urgente e di una visione strategica che trascenda gli interessi di breve termine.
L’incontro tra la segretaria del PD, Elly Schlein, e i rappresentanti dei sindacati metalmeccanici – Michele De Palma (Fiom), Ferdinando Uliano (Fim) e Rocco Palombella (Uilm) – ha messo in luce la gravità del momento, evidenziando il rischio concreto di un collasso che potrebbe travolgere intere comunità già provate da anni di incertezza e precarietà.

Non si tratta semplicemente di salvaguardare posti di lavoro, ma di preservare la coesione sociale, la stabilità economica e la dignità di un intero popolo.
La gestione della crisi, finora affidata al Ministro Urso, si è rivelata insufficiente a fronteggiare la complessità della situazione.

La sequenza di annunci contrastanti, le smentite e le promesse non mantenute hanno contribuito a generare un clima di sfiducia e a procrastinare decisioni cruciali.
È innegabile che il quadro attuale richieda un cambio di passo, un intervento di leadership che sappia assumersi la responsabilità piena di una situazione così delicata.

La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, deve quindi prendere in mano la questione, superando la logica dei facili capri espiatori e dimostrando una leadership pragmatica e orientata al bene comune.

Ciò implica un impegno diretto e costante, un dialogo aperto e costruttivo con le parti sociali, e soprattutto la capacità di elaborare un piano industriale sostenibile nel tempo, che tenga conto non solo degli aspetti economici, ma anche delle implicazioni ambientali e sociali.
È fondamentale riaprire immediatamente un tavolo nazionale di confronto, coinvolgendo non solo i sindacati, ma anche le istituzioni locali, le associazioni di categoria, gli esperti del settore e i rappresentanti della società civile.

Questo dialogo plurale deve mirare a definire una strategia condivisa, che garantisca la continuità produttiva dell’acciaieria, la tutela dei diritti dei lavoratori, la bonifica dei siti contaminati e la riqualificazione del territorio.
La sfida di Taranto non è solo una questione economica o industriale, ma una questione di giustizia sociale e di responsabilità politica.
È un banco di prova per la capacità del governo di affrontare le crisi complesse con coraggio, competenza e senso di responsabilità, mettendo al centro il benessere delle persone e lo sviluppo sostenibile del territorio.
La storia di Taranto non può essere dimenticata, ma deve rappresentare un monito e un’opportunità per costruire un futuro migliore.

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