Nel cuore del Parco di via Matelica, ad Ancona, una targa solenne ha segnato un momento di profonda riflessione e commemorazione.
L’opera, appositamente realizzata, onora la memoria di Carlo Urbani, figura emblematica del panorama scientifico marchigiano e italiano, scomparso prematuramente nel marzo 2003, vittima della sindrome respiratoria acuta grave (SARS), la malattia che lui stesso contribuì a svelare isolando il virus incriminato.
La cerimonia, promossa dall’Amministrazione Comunale, ha visto la partecipazione del sindaco Daniele Silvetti, dell’assessora Antonella Andreoli, delegata alla toponomastica, e di altri membri della giunta locale, testimoniando l’importanza attribuita alla figura del medico di Castelplanio.
Carlo Urbani, nato e cresciuto a Castelplanio, incarnò un percorso professionale votato all’eccellenza e alla dedizione umana.
Dopo aver conseguito la laurea in Medicina presso l’Università di Ancona nel 1981, intraprese la sua carriera all’Istituto di Malattie Infettive della città, maturando competenze cruciali nel campo delle malattie emergenti e riemergenti.
La sua vocazione internazionale lo portò a collaborare con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fin dal 1993, assumendo un ruolo chiave nell’epidemiologia globale.
Nel 1996, la sua adesione a Medici Senza Frontiere consacrò il suo impegno umanitario, culminando nel prestigioso Premio Nobel per la Pace del 1999, ricevuto a nome dell’organizzazione che sosteneva con passione e abnegazione.
La presenza del figlio, Luca Urbani, e di Roberto Gigli, insieme a rappresentanti dell’Associazione Carlo Urbani di Castelplanio, ha reso l’occasione ancora più toccante, rafforzando il senso di comunità e la volontà di preservare la sua eredità.
Il sindaco Silvetti ha espresso come la scelta di dedicare un parco e una targa a Carlo Urbani rifletta il profondo rispetto e la gratitudine della città per il suo contributo inestimabile alla ricerca scientifica e il suo impegno instancabile a favore dei più deboli e per l’equità sociale.
Luca Urbani, con parole intense, ha sottolineato come la cerimonia sia una conferma che l’opera del padre non sia caduta nell’oblio, ma continui a ispirare le nuove generazioni.
Ha ribadito l’urgenza di trasmettere i valori che animarono la sua figura, soprattutto in un’epoca segnata da crescenti disparità e dalla prevalenza di logiche politiche ed economiche spesso in contrasto con il benessere delle persone più vulnerabili.
L’eredità di Carlo Urbani, dunque, si proietta nel futuro come un monito e un invito all’azione, un faro che illumina il cammino verso un mondo più giusto e solidale.
La sua storia è un esempio potente di come la scienza, l’umanità e l’impegno civile possano convergere per affrontare le sfide globali e costruire un futuro migliore per tutti.







