Un episodio di grave tensione ha scosso ieri pomeriggio il reparto giudiziario del carcere di Bologna, evidenziando una volta ancora le criticità strutturali e operative che affliggono il sistema penitenziario italiano.
Due detenuti di origine tunisina sono entrati in conflitto fisico, con un’aggressione che si è verificata durante un colloquio di uno dei due con una volontaria esterna.
L’intervento del personale di polizia penitenziaria, volto a sedare la violenza, ha comportato ferite per due agenti.
Il primo, colpito durante la colluttazione, ha subito un taglio alla mano che ha richiesto un ricovero ospedaliero con una prognosi di diciotto giorni, a testimonianza della gravità dell’infortunio.
Il secondo agente ha riportato due escoriazioni al fianco sinistro, con una prognosi di quattro giorni.
Un elemento particolarmente allarmante è stato il ritrovamento di lamette in possesso di uno dei detenuti, elemento che suggerisce la premeditazione e la potenziale pericolosità della situazione.
Secondo quanto riferito da Francesco Borrelli, vicesegretario regionale del sindacato Sappe dell’Emilia-Romagna, e ripreso con forza dai vertici nazionali del sindacato – Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto, e Francesco Campobasso, segretario nazionale – questo episodio non costituisce un evento isolato, bensì il sintomo di un malessere più profondo.
Le misure finora adottate per migliorare la gestione e la sicurezza all’interno delle carceri, purtroppo, non hanno prodotto i risultati sperati.
La situazione attuale si caratterizza per un aumento significativo degli eventi critici rispetto al passato, ponendo il personale di polizia penitenziaria in condizioni di crescente difficoltà.
Il numero insufficiente di agenti, unitamente alle complesse dinamiche interne, rende sempre più arduo il controllo e la prevenzione di atti violenti.
L’episodio bolognese non solo mette a rischio l’incolumità degli operatori penitenziari, ma solleva interrogativi urgenti sulla capacità del sistema carcerario di garantire un ambiente sicuro e riabilitativo per tutti i suoi ospiti.
È necessario un ripensamento complessivo delle strategie di gestione penitenziaria, con investimenti mirati al potenziamento del personale, alla formazione specifica e all’implementazione di programmi di intervento socio-riabilitativi efficaci, al fine di contrastare la spirale di violenza e di disagio che affligge le nostre carceri.
Il diritto alla sicurezza, sia per i detenuti che per il personale, deve essere una priorità assoluta.