Toscana Rossa contesterà formalmente l’esclusione dal Consiglio Regionale, basando la propria azione legale sull’analisi del flusso elettorale concentrato sul voto per la candidata Presidente, Antonella Bundu.
Il risultato, con il 5,18% e oltre 72.000 preferenze, ha superato la soglia di sbarramento, sollevando interrogativi sulla corretta interpretazione della volontà popolare espressa attraverso un voto apparentemente disgiunto.
La lista contesta che un numero significativo di elettori abbia espresso un voto esclusivamente per Antonella Bundu, senza indicare una seconda preferenza per la lista Toscana Rossa.
Questo comportamento, lungi dall’essere un mero errore, viene interpretato come un atto di volontà, un’espressione di sostegno indiretto alla lista stessa, mal interpretata dal sistema di conteggio.
L’assenza di una seconda preferenza non implica, secondo la lista, una rinuncia al voto alla lista, bensì una sua implicita, ma valida, manifestazione di volontà.
L’azione legale si rifà a un precedente giurisprudenziale significativo: le elezioni regionali in Veneto del 2020.
In quell’occasione, il candidato Presidente del Movimento 5 Stelle superò la soglia di sbarramento, diversamente dalla lista che lo sosteneva.
La Corte d’Appello, dopo un’attenta valutazione, constata che la somma dei voti validi espressi unicamente a favore del candidato Presidente, senza l’utilizzo del voto disgiunto, superava la soglia minima necessaria per l’assegnazione dei seggi.
La Corte accolse il ricorso, riconoscendo la “non equivocabilità” del voto, poiché la lista pentastellata era l’unica a sostenere il candidato.
Questo precedente legale sottolinea un principio fondamentale: quando una lista è l’unica a supportare un candidato Presidente che supera la soglia di sbarramento, il voto espresso esclusivamente per il candidato deve essere considerato un voto valido anche per la lista stessa.
Ignorare questa componente significa distorcere la rappresentatività democratica e privare una forza politica di seggi a cui, in realtà, avrebbe diritto.
L’azione di Toscana Rossa non si limita a una mera contestazione formale, ma mira a sollevare una questione di principio: l’interpretazione della volontà popolare in elezioni complesse, dove la disgiunzione del voto può generare risultati inattesi e potenzialmente viziati.
Si tratta di una riflessione più ampia sulla necessità di garantire la massima fedeltà all’espressione democratica e sulla corretta applicazione delle regole elettorali, anche quando queste si scontrano con dinamiche inaspettate.
L’obiettivo è ripristinare un quadro più equo e rappresentativo, restituendo alla voce dell’elettore la sua piena e inequivocabile rilevanza.