Un’operazione giudiziaria di vaste proporzioni scuote il tessuto culturale e legale della Sicilia orientale.
La Procura di Catania, guidata dal procuratore aggiunto Fabio Scavone e dal sostituto Giovanni Gullo, ha avviato un’indagine complessa e ramificata che coinvolge ben settantacinque persone, sospettate di essere implicate in un traffico illecito di beni archeologici di rilevante valore storico e artistico, con ramificazioni che si estendono al di fuori dei confini nazionali.
La portata dell’inchiesta, confermata da fonti giudiziarie e inizialmente diffusa dal portale Livesicilia, rivela una rete criminale organizzata che ha operato per un periodo di tempo non ancora precisato, sfruttando la ricchezza del patrimonio archeologico siciliano – testimonianza di millenni di storia e civiltà – per fini illeciti.
Gli indagati, provenienti da diversi ambiti professionali e geografici, ricoprirebbero ruoli specifici all’interno della filiera del traffico, dalla ricerca e scavo illegale, al trasporto, alla intermediazione e alla vendita, spesso attraverso canali occulti e mercati internazionali specializzati.
La richiesta di misure cautelari avanzata dalla Procura è particolarmente significativa: per 55 degli indagati si chiede l’applicazione di misure restrittive che includono l’arresto in carcere per 12 persone, l’obbligo di arresti domiciliari per 35 e la presentazione periodica alla polizia giudiziaria per altre otto.
Queste misure, volte a prevenire ulteriori attività criminali e a garantire l’efficacia delle indagini, riflettono la gravità dei reati contestati.
Oltre ai reati di ricettazione, danneggiamento e furto, a carico di alcuni indagati è stata formulata l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio culturale, elemento che denota una struttura organizzativa sofisticata e una premeditazione nell’attuazione dei piani illeciti.
L’imminente svolta processuale, con gli interrogatori preventivi fissati tra il 25 e il 29 novembre, è cruciale per ricostruire l’intera dinamica del traffico e identificare i responsabili di questo grave attacco al patrimonio culturale nazionale.
L’operazione, che coinvolge un numero così elevato di persone, sottolinea la necessità di rafforzare i controlli e la sorveglianza dei siti archeologici, non solo in Sicilia, ma in tutto il territorio italiano, per contrastare efficacemente il saccheggio e la distruzione del nostro inestimabile patrimonio storico-artistico.
L’inchiesta apre un dibattito urgente sulla necessità di una maggiore sensibilizzazione e collaborazione tra istituzioni, forze dell’ordine, comunità scientifica e cittadini, al fine di tutelare e valorizzare il nostro patrimonio culturale per le future generazioni.








