La guerra in Ucraina ha rivelato crepe profonde nel sistema di percezioni e nella proiezione di potere della Federazione Russa, scalfendo l’immagine di una superpotenza immutabile.
L’analisi delle dinamiche in campo ha generato, e continua a generare, posizioni divergenti all’interno del panorama politico italiano, come testimoniato dalle recenti dichiarazioni di Lorenzo Fontana, figura di spicco della Lega, che si discostano, seppur in maniera sottile, dalla linea tracciata dal segretario Matteo Salvini.
Salvini, con una retorica che evoca il peso storico di figure come Hitler e Napoleone, tenta di minimizzare le sfide poste dai leader occidentali coinvolti nel conflitto, suggerendo l’impossibilità di una loro vittoria su Mosca.
Un messaggio prontamente ripreso dalla propaganda russa, veicolato attraverso canali ufficiali come la portavoce Maria Zakharova, segno di una strumentalizzazione delle dichiarazioni a fini di propaganda.
Fontana, al contrario, pur non contestando direttamente le parole del segretario, offre una lettura più pragmatica e realistica della situazione.
Evidenzia come, al di là dei paralleli storici, la Russia abbia mostrato, a partire dal 2022, limitazioni significative in termini di capacità militari, logistica e strategia.
Non si tratta di una semplice replica all’affermazione di Salvini, ma di una valutazione implicita che mette in discussione l’ottimismo sulla capacità di resilienza e di vittoria di Mosca.
L’episodio illustra una tendenza più ampia: la necessità di ripensare il concetto stesso di “grande potenza” nel XXI secolo.
La forza militare non è più l’unico parametro di valutazione; entrano in gioco fattori come la capacità di adattamento, la coesione sociale, la resilienza economica e la credibilità internazionale.
La Russia, pur possedendo un enorme potenziale, si è trovata ad affrontare difficoltà inaspettate, esponendo debolezze che ne hanno eroso l’aura di invincibilità.
La distanza tra le posizioni di Salvini e Fontana, apparentemente marginale, apre un dibattito più ampio sulla politica estera italiana e sulla necessità di un approccio più articolato e indipendente nei confronti della Russia.
Si tratta di comprendere come la complessa situazione geopolitica richieda una visione meno incline a semplificazioni retoriche e più attenta all’analisi concreta delle capacità e dei limiti di ogni attore coinvolto nel conflitto, evitando strumentalizzazioni di matrice propagandistica e promuovendo un’analisi disincantata dei fatti.
La capacità di discernimento e la prontezza a rivedere le proprie posizioni alla luce degli eventi costituiscono, in ultima analisi, il segno distintivo di una leadership responsabile e lungimirante.





