L’Umbria si è fermata.
Un segnale forte, inequivocabile, che emerge dalla plateale adesione allo sciopero dei lavoratori del settore igiene ambientale, dal perugino al ternano.
La mobilitazione, con percentuali di astensione che hanno toccato il 90% della forza lavoro, non è una semplice protesta, ma l’espressione di un profondo malessere strutturale, radicato in condizioni di lavoro insostenibili e in una gestione aziendale percepita come carente di visione e di attenzione verso il capitale umano.
La protesta, orchestrata dalle sigle sindacali Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel, trascende la mera rivendicazione economica; si configura come una richiesta di riconoscimento del valore intrinseco del lavoro, di tutela della dignità e della salute dei dipendenti, spesso chiamati a operare in condizioni di elevato stress e rischio.
I presidi organizzati di fronte alle sedi di Gesenu (Perugia) e Asm (Terni) hanno rappresentato un momento di visibile presenza sindacale, con la partecipazione dei vertici regionali e provinciali delle organizzazioni, testimoniando l’unità di intenti nella difesa dei diritti dei lavoratori.
L’incontro con Silvio Ranieri, segretario di Anci Umbria, ha aperto una spiraglio di dialogo, con la promessa di coinvolgere Anci nazionale e le aziende del settore al fine di favorire una riapertura del tavolo negoziale.
L’impegno assunto da Anci Umbria di avviare un confronto sulle problematiche esistenti, con particolare attenzione alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, rappresenta un segnale positivo, sebbene si richieda un’azione concreta e tempestiva.
Le istanze sindacali si articolano su una pluralità di aspetti critici che affliggono il settore.
Oltre al rinnovo contrattuale, imprescindibile per recuperare potere d’acquisto eroso dall’inflazione galoppante degli ultimi anni e proiettato verso ulteriori aumenti, emerge la necessità di una revisione profonda delle politiche aziendali.
In particolare, si chiede un potenziamento delle misure di prevenzione per la salute e sicurezza, un adeguamento della classificazione del personale che tenga conto dell’evoluzione delle competenze e delle responsabilità, e un impegno concreto per ridurre le disparità salariali tra generazioni e genere.
La questione dell’inquadramento del personale neoassunto, spesso penalizzato rispetto a quello con maggiore anzianità, e la necessità di ridefinire l’equilibrio tra vita e lavoro, rappresentano ulteriori elementi cruciali da affrontare.
La stabilità occupazionale dei lavoratori in appalto, spesso gravati da condizioni contrattuali precarie, e l’implementazione di un sistema di welfare aziendale e di sanità integrativa completano il quadro delle richieste sindacali.
La mobilitazione in Umbria non è un evento isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di crescente tensione sociale, alimentata dalla difficoltà di conciliare la necessità di garantire servizi essenziali alla collettività con la tutela dei diritti dei lavoratori.
Il futuro del settore igiene ambientale umbro dipenderà dalla capacità di Anci, delle aziende e delle istituzioni di ascoltare le istanze sindacali e di intraprendere azioni concrete per costruire un modello di sviluppo sostenibile, equo e rispettoso della dignità umana.








