L’asta di Londra ha consacrato un nuovo apice nella storia dei cimeli russi, con la vendita dell’Uovo d’Inverno di Fabergé a Christie’s per la cifra record di 22,9 milioni di sterline, equivalente a circa 26 milioni di euro.
Questo prezzo, che ha superato ogni previsione, testimonia non solo la maestria tecnica e artistica di Carl Fabergé, ma anche il fascino intramontabile legato alla memoria della Russia imperiale e al suo complesso passato storico.
L’Uovo d’Inverno, commissionato nel 1913 da Nicola II per la sua amata madre, l’imperatrice vedova Maria Feodorovna, trascende la mera definizione di “oggetto di lusso”.
Era un dono carico di significato, ideato per celebrare il tricentenario della dinastia Romanov, un evento che segnò un momento cruciale nella storia russa, un periodo di consolidamento del potere autocratico e di crescente tensione sociale che avrebbe portato, pochi anni dopo, alla rivoluzione.
La sua realizzazione, affidata alla bottega di Fabergé a San Pietroburgo, rappresenta un capolavoro di ingegneria e arte orafa.
Realizzato in cristallo di rocca trasparente e oro bianco a 14 carati, l’uovo non era solamente un oggetto estetico, ma un complesso meccanismo, un vero e proprio rompicapo.
All’interno, un intricato sistema di molle e ingranaggi rivelava una sorpresa: una riproduzione in miniatura del Castello di Peterhof, la residenza estiva preferita della famiglia imperiale, con una nave da guerra che salpava in un laghetto artificiale.
La storia dell’Uovo d’Inverno è strettamente intrecciata con la tumultuosa vicenda della dinastia Romanov.
Dopo la rivoluzione d’Ottobre, l’uovo, come molti altri tesori imperiali, fu espropriato e disperso, finendo in mani private.
Il suo percorso errantico lo ha portato attraverso mercati neri e collezioni internazionali, testimoniando un’epoca di sconvolgimenti e cambiamenti radicali.
La sua ricomparsa e la successiva vendita all’asta non solo celebrano la sua ric





