I dati recentemente pubblicati dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Cagliari, relativi al periodo gennaio-ottobre 2025, dipingono un quadro allarmante e persistentemente grave del fenomeno della violenza di genere sul territorio.
L’incremento registrato rispetto all’anno precedente – 572 reati classificati in ambito del Codice Rosso, contro i 529 del 2024 – non è semplicemente una statistica, ma il riflesso di una realtà sociale complessa e radicata.
I 119 arresti e le 435 denunce, pur indicando l’impegno delle forze dell’ordine, sottolineano la necessità di un’azione più incisiva e multifattoriale.
L’analisi dettagliata dei reati rivela un’evoluzione preoccupante: l’aumento degli atti persecutori, saliti a 227 episodi, evidenzia una tendenza all’escalation psicologica e al controllo ossessivo che spesso precede forme più gravi di violenza fisica.
Sebbene i maltrattamenti in famiglia e i reati sessuali mantengano un peso significativo, l’incremento degli atti persecutori suggerisce una sofisticazione delle tecniche di abuso, rendendo più difficile l’identificazione precoce e l’intervento.
La persistenza di questi numeri impone una riflessione profonda sulle cause strutturali che alimentano la violenza di genere.
Non si tratta solo di un problema di ordine pubblico, ma di una questione culturale che affonda le radici in stereotipi di genere, disuguaglianze di potere e modelli relazionali disfunzionali.
È cruciale comprendere che la violenza non è un evento isolato, ma spesso il culmine di un percorso di abuso che può estendersi per anni.
Il ruolo delle stazioni Carabinieri, con la loro rete capillare e la prossimità al territorio, si conferma fondamentale.
Essi rappresentano un punto di riferimento essenziale per le vittime, offrendo non solo assistenza immediata in situazioni di emergenza, ma anche un contatto umano e di fiducia che può incoraggiare la denuncia e la ricerca di aiuto.
L’efficacia di questo presidio territoriale è amplificata dalla capacità di instaurare relazioni di fiducia con la comunità, favorendo la segnalazione di situazioni a rischio.
Tuttavia, l’azione delle forze dell’ordine non può essere l’unico pilastro della risposta a questo fenomeno.
È necessario un approccio integrato che coinvolga istituzioni, servizi sociali, associazioni di volontariato, scuole e famiglie.
Iniziative di prevenzione, sensibilizzazione e educazione al rispetto devono essere potenziate, con particolare attenzione all’educazione delle nuove generazioni.
L’informazione tempestiva e l’accesso a risorse di supporto psicologico e legale per le vittime sono altrettanto cruciali.
Parallelamente alle attività investigative e agli interventi d’urgenza, le campagne di sensibilizzazione, come quella nazionale promossa dall’Arma, svolgono un ruolo importante nel promuovere un cambiamento culturale.
I recenti incontri formativi, focalizzati sulla costruzione di relazioni sane, l’identificazione dei segnali di rischio e la conoscenza dei diritti e degli strumenti di protezione, rappresentano un passo nella giusta direzione.
L’adesione alla campagna internazionale “Orange the World”, con l’illuminazione di arancione dei Comandi Provinciali, è un gesto simbolico che testimonia l’impegno delle forze dell’ordine nel contrasto alla violenza di genere e nel sostegno alle vittime.
Questa azione, pur essendo un atto di rappresentanza, deve essere accompagnata da un impegno costante e concreto per garantire la sicurezza e la dignità di ogni individuo.
La lotta alla violenza di genere è una responsabilità collettiva che richiede un impegno continuo e la mobilitazione di tutte le risorse disponibili.






